Sondalo

Tracce di Storia nel primo libro di Marco Rodigari

Una grande ricostruzione da parte del responsabile del Forte Venini di Oga.

Tracce di Storia nel primo libro di Marco Rodigari
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Primo libro per Marco Rodigari, responsabile del Forte Venini di Oga, appassionato di storia e cultura locale. Tracce di Storia, del Forte e della Grande Guerra, edito Alpinia "pensato per tutti", frutto di due anni di impegno e ricerche, a Roma, all’archivio dell’ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito (AUSSME) e quello dell’Arma del Genio (diari militari) la biblioteca nazionale centrale, l’archivio di guerra a Rovereto, quello di Sondrio, Valdisotto, Valfurva, Bormio, diari civili, tra cui quello di Francesco Peloni. L’idea iniziale era capire quanti colpi aveva sparato il forte Dossaccio di Oga, Valdisotto, nella Prima Guerra Mondiale: i cannoni di acciaio nichelato 120/40 avevano sparato 723 colpi per difetto. Tracce di Storia racconta la giornata tipo dei soldati al Forte, eventi, i nomi del comandanti: uno di loro, il napoletano Luigi Vitagliano, 307esima Batteria. La copertina lo ritrae i primi di agosto 1918. E’ papà di Aldo, cui Rodigari ha voluto consegnare un estratto dal diario storico militare romano col nome del padre.

Seconda parte

Nella seconda parte, i cimiteri dell’Alta Valle, ieri e oggi e sette itinerari mappati negli archivi (e suggeriti dai fungaioli) lungo siti con manufatti, testimonianze della Grande Guerra in Valdisotto. "E’ una emozione confrontare fonti, creare chiara informazione: è la mia missione; ho persino dato il nome a un soldato ignoto. Dal 1874 al 1900 ho passato tutte le liste di leva per capire i dispersi, caduti, medagliati; la corrispondenza, la stampa: c’è persino il Re che ammira la cancellata dell’ossario a Cepina". Poi, le curiosità, la fuga di un prigioniero nel 1918, incidenti diplomatici. "Voglio creare cultura e conoscenza, ricostruendo verità storiche, ma soprattutto, trasmettere curiosità ai giovani studenti. ‘Praeteritum futurum docet’, il passato insegna il futuro; sta a noi preservare dall’oblio tracce di storia, magari aprendo una scuola che insegni la manualità, come una volta, per recuperare reperti, altrimenti persi per sempre".

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