Un calvario

Treno per Tirano, ennesimo calvario

Il racconto-testimonianza di Renata Argirò sui gravi disagi del giorno dell’incidente accorso sulla linea ferroviaria a Villa di Tirano.

Treno per Tirano, ennesimo calvario
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Ennesima disavventura sulla linea ferroviaria Tirano-Milano che ci viene raccontata direttamente dalla sfortunata protagonista del calvario, Renata Argirò di Mazzo in Valtellina. "Martedì 8 ottobre sono arrivata a Milano Centrale per prendere il treno delle 18.20 per Tirano. Il treno è partito con 45 minuti di ritardo. Dopo le 20.00 circa il controllore ci ha avvisato che per un incidente a Villa di Tirano il treno si sarebbe fermato a Sondrio. Alle 20.30 ci hanno confermato che ci sarebbe stato un autobus sostitutivo per andare a Tirano. Siamo arrivati alle 21.09 a Sondrio, ci hanno fatto scendere dicendo che alle 21.20 sarebbe arrivato il bus sostitutivo e di aspettarlo alla stazione degli autobus". Si tratta del giorno in cui c’è stato lo schianto fra il treno e l’automobile a Villa di Tirano.

Il racconto

"Alle 22.00, per fortuna, è arrivata una pattuglia della Polizia che si è informata e ci ha avvisato che il bus sarebbe arrivato in ritardo per le condizioni meteorologiche avverse. Solo alle 22.30 è arrivato un autobus di Gianolini troppo piccolo per far salire tutti quelli che aspettavano: circa 50 passeggeri. In 20 circa siamo rimasti ancora alla stazione degli autobus ed a quel punto abbiamo deciso di chiamare 2 taxi mentre una ragazza ha chiamato il padre per farsi venire a prendere, dando il passaggio ad altre 3 persone. Quindi alle 23.00 è arrivato il taxi chiamato che ci ha portato a Tirano pagando". Una vera Odissea. "La cosa più incredibile è che l’incidente a Villa è successo alle 18.30, e già a quell’ora alcuni passeggeri sapevano dell’accaduto, però alle 21 non c’era ancora alcun bus sostitutivo. Siamo stati lasciati ad aspettare per un’ora e mezza sotto la pensilina della stazione degli autobus mentre pioveva a dirotto: nessuno ci ha informato di cosa stava succedendo, neanche aperta la sala d’attesa per poterci ospitare. C’erano anche dei bambini".

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