Tutto il mondo dello sci ha reso grande omaggio al maestro Oreste Peccedi
Tanti personaggi della Valanga Azzurra all’ultimo saluto al grande uomo di sport e amico della comunità.
Pierino Gros, Gustav Thoeni, Helmuth Schmalzl, il tempo sembrava essersi fermato ai dorati anni Settanta, quando martedì sono saliti sull’altare - tra i banchi, Daniela Zini, Maddalena Silvestri, Claudia Giordani, Tino Pietrogivanna, Giuseppe Compagnoni, Elena Matous, Marco Gardini, Pietro Vitalini, Renato Antonioli - a dare l’ultimo saluto in chiesa al loro allenatore, amico, quasi papà, Oreste Peccedi, 84 anni, mancato dopo una malattia contro cui combatteva da tempo. "Capace di darci la carica in qualsiasi momento, motivarci; era la sua vita, la sua passione in cui esprimere capacità e qualità; quando ha lasciato, nel 1976, l’ho capito dopo - ha detto Gros - voleva semplicemente tornare dalla sua famiglia e per me è stata ancora una volta una esperienza di vita incredibile. Anche dopo, ha dato il suo importante apporto. Grazie Oreste, sarai sempre nel nostro cuore". A fianco dei c.t. Jean Vuarnet 1968 - 1972 e Mario Cotelli, 1972 - 1976, con Peccedi la nazionale conquistò 48 primi posti in Coppa del Mondo. 5 Coppe del Mondo generali e 5 di specialità, 12 medaglie tra Olimpiadi e Campionati del mondo. Peccato, non potrà vedere le Olimpiadi Milano - Cortina 2026 sulla pista Stelvio, proprio da lui progettata, per i Mondiali del 1985. Negli anni Sessanta guidò lo Sci club Bormio con la determinazione e l’entusiasmo che lo contraddistinguevano.
Omelia
Così l’arciprete don Fabio Fornera. "Oreste era aggrappato alla vita con tutte le forze, quando è sopraggiunta la malattia, mi diceva della sua fatica, ma mi diceva, ‘ho avuto anche una vita bella’, ecco, la gratitudine; noi vediamo acciacchi e difficoltà, c’è pena ma anche una comprensione nuova di noi, del senso che ha avuto la nostra vita. Questo saluto a Oreste ci può aiutare a fare uno scatto nella nostra vita, portando la fede all’essenziale. Oreste ha reagito ancor con più determinazione, per un po’ di tempo l’ha fatto, senza paura di mostrarsi nella sua fragilità sottobraccio alla sua Marisa; questo significa integrare, pur nella fatica, la dimensione della morte. Vogliamo esprimere come comunità, per cui è stato un fratello, un grazie per la sua generosità, l’attenzione ai poveri, al suo paese, ma soprattutto per l’amicizia. Oreste si faceva una domanda: poter vivere l’umiltà e la fiducia senza cadere nell’orgoglio, anche se si sono raggiunti tanti successi. Oreste, è stato una benedizione per la famiglia, il paese, lo sport". Chicco Cotelli, fratello di Mario, ha letto una poesia composta per l’occasione da Livio Martinelli.