La faccenda Glory days in Rimini è difficilmente spiegabile a chi non l’ha mai vissuta. Dal 1999 Lorenzo Semprini e il suo meraviglioso gruppo si sono inventati questa sorta di megafesta di compleanno per Bruce Springsteen, nel cuore di una splendida Rimini di fine estate, ed ogni anno l’evento è stato un crescendo costante di pubblico, artisti (è pleonastico e impossibile citarli tutti), qualità della proposta musicale, spaziando anche oltre l’universo Springsteen e andando a toccare veramente il raggio culturale, letterario, cinematografico, rocker americano e non, che dall’opera di questo poeta totale si snoda. Inutile quindi raccontare questa mirabolante 26esima edizione in termini giornalistici, come solitamente debbo fare. Devo e posso parlare solo di emozioni, non saprei fare altro. Questa edizione mi ha visto partecipe a partire dallo splendido concerto di Willie Nile il sabato alla Corte degli Agostiniani, seguito dal mega set della Glory Days Band con un Daniele Tenca in stato di grazia, fino al gran finale di domenica sera. Ma è inutile parlare di canzoni e concerti. E’ inutile dire delle migliaia di fan e amici presenti. Inutile recensire le strabilianti esibizioni di tutti gli invitati, spiegare l’angolo “analisi” che mi ha visto collaborare con i fantastici compagni di viaggio Gianluca Morozzi, Francesco Coli e l’enciclopedico Dario Migliorini, in cui sono riuscito a fare un folle parallelo fra Honkytonk Man di Clint Eastwood e il film su Nebraska che sta per arrivare. Qui parliamo di un’emozione, di un’intuizione che Lorenzo ha saputo cogliere e trasformare in raduno quando Bruce compiva 50 anni, e oggi prosegue senza manifestare il minimo segno di cedimento. Raccontare le emozioni non è cosa facile. Come ha splendidamente detto il Moroz citando Dylan durante la nostra conversazione, quando vieni mollato in amore è “come avere un cavatappi nel cuore”. Ecco, i Glory Days sono il cavatappi della nostra anima, ma un cavatappi che non fa male, che stappa fuori tutte le passioni che per il resto dell’anno siamo costretti a imprigionarci dentro, senza parlarne troppo in giro, ognuno preso dalla sua vita e dai suoi impegni e dalle sue fragili timidezze. A meno di non voler esser preso per pazzo. E allora lì sì, ti capita di sentire, davvero sentire, di essere fratello di tutti, di riconoscerti con uno sguardo, di avere un’empatia che nella vita di tutti i giorni non sai e non puoi condividere con nessuno, perchè nessuno la sa. Ci sono foto e video a parlare di quel che è stato, io posso solo provare a dire di quel che è successo a me e che non si può recensire.
Impressioni
Posso scrivere delle follie che mi ha raccontato la splendida compagna di viaggio dell’ultimo secondo Elena Metrico, dei suoi occhi pieni di sogni e lacrime, dei dilemmi che, come sempre, abbiamo condiviso con Carlo Ozzella (ci siamo conosciuti di persona lì quattro anni fa ed è diventato uno dei miei migliori amici), dei coglioni quadrati tirati fuori sul palco dagli amministratori pubblici di Rimini (cosa rarissima, faccio questo lavoro da 30 anni e ormai ho disprezzo totale per i politici, ma in quel momento mi è venuta voglia di baciarli!) nello stare dalla parte di Gaza col sostegno totale alla manifestazione e al gruppo EducAid, dell’incontro mancato per un pelo con l’amica Cristina Arrigoni Noonan, dello stupore provato con la mirabolante performance del vero crooner romano Alessandro Salvioli che non avevo mai visto dal vivo, dei folli viaggi già programmati, senza la minima certezza e con gli occhi brillanti di felicità, con Alessandro Ullevi Incolto ed il suo gruppo, di una musicassetta di Born to Run che ha cambiato la vita di Riccardo de Gennaro nel giugno del 1993, dei progetti già intavolati con Raffaele VVrecking Ball Pastore su Napoli, della parlata marchigiana di Diego Mercuri, di un abbraccio, fra i tanti, in cui io e Davide Balbini, sul palco dopo il gran finale, ci siamo detti tutto senza dirci un cazzo, della mano che ho stretto per caso alla sconosciuta Claudia Dalla Bella alla fine di Thunder Road, dell’emozionante incontro di persona con Michele Donati, del bacio che ho dato ad un mastodontico Diego Sax Alloj dopo i suoi assoli di sax, delle risate col solito, incontenibile, Renato Tammi, della sempre splendida accoglienza di tutto lo staff e di tutto il popolo romagnolo. I Glory days in Rimini, tutte le volte che ci sono stato, da ospite o da fan, mi hanno migliorato la vita. Hanno aggiunto un tassello di grande bellezza, in fasi della mia esistenza spesso felici e più spesso terribili. E non è qualcosa che si compra con il prezzo del biglietto. C’è ancora di che ringraziare Bruce per questo? Direi di sì, ma solo parzialmente. Dobbiamo soprattutto ringraziare Lorenzo e noi stessi, per come siamo e per come ci riconosciamo, per i chilometri che facciamo per ri-incontrarci e per ri-conoscerci, come guardandoci allo specchio. Siamo belli, forse instabili, forse irrisolti, forse addirittura incompatibili con la realtà delle persone normali, razionali, martirizzate dalla loro stessa, limitata, educazione sentimentale, ma bellissimi, pure di fronte agli anni che passano. Vi abbraccio, tutti, anche chi non sono riuscito a incontrare.