Tirano

Un tiranese "scudo umano" in Palestina

Luca Agutoli, attivista trentenne, è appena rientrato da un viaggio nel territorio di guerra. L’impegno è quello del sostegno al popolo.

Un tiranese "scudo umano" in Palestina
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Luca Agutoli, 28 anni di Tirano, lavora al Teatro Sociale di Sondrio come responsabile tecnico e al Pinchetti come docente di tecnologia musicale; è appena rientrato dal suo terzo viaggio in Palestina. Lo abbiamo incontrato immediatamente. "Faccio parte di Assopacepalestina ma mi ero interessato della situazione palestinese già da molti anni. Tramite amici ho conosciuto questa associazione e sono entrato a farne parte. Poi, tramite il gruppo sono riuscito a fare questi viaggi. Il primo è stato nel dicembre 2021, per una settimana in cui ho accompagnato i compagni del mio gruppo musicale Ti regalerei la mia testa che erano già stati in Palestina, e lì abbiamo registrato il video di una nostra canzone. Il secondo viaggio è stato un po’ più intenso, due settimane nell’agosto del ‘23, poco prima del 7 ottobre. Sono andato con l’obiettivo di andare a trovare un compagno che si occupa della costruzione di una scuola a Burin. In quell’occasione io volevo visitare posti e trovare il mio amico ma proprio quando dovevo andarci l’esercito di occupazione ha bloccato tutto e mi hanno fatto tornare indietro. Ho scelto di visitare una città a sud della Cisgiordania, Hebron, dove subito ci sono stati degli scontri che mi hanno fatto rimanere chiuso dentro le mura. Lì ho perso qualche giorno prima di raggiungere poi il mio amico".

Ultimo viaggio

Poi il viaggio in piena guerra, dal quale è appena rientrato. E’ stato nel villaggio At-Tuwani, relativamente piccolo nella zona a sud di Hebron sul confine fra Israele e Cisgiordania. Una zona molto complessa perchè ha tante colonie ed è formata da tanti piccoli villaggi. "Sono partito il 22 dicembre e sono tornato da poco, il 3 gennaio. Sono andato con Fazea, organizzazione internazionale che si occupava della raccolta delle olive, di aiuti internazionali al popolo palestinese. Dopo il 7 ottobre l’associazione si è rimodulata come forza di interposizione, quindi mandare delle persone per evitare una escalation di guerra. In Cisgiordania c’è il problema delle colonie israeliane che occupano delle terre palestinesi senza alcun diritto. Con la nostra presenza è più probabile che la situazione si calmi e i coloni non sparino. Quindi fondamentalmente sono andato a fare lo scudo umano. In realtà si va nelle case delle famiglie palestinesi per mostrare sostegno internazionale e per farsi vedere dai coloni perchè non vengano a fare pulizia etnica. I palestinesi sono persone molto accoglienti e c’è questa sensazione di vita comunitaria in cui si conoscono tutti e sono tutti grati agli internazionali che vengono per aiutare". Quali i problemi maggiori? "Le colonie e una zona di addestramento decisa dall’esercito di occupazione. Sono 30 anni che c’è". Cosa ti porti a casa? "Un senso di impotenza ancora più grande, ho trovato molti palestinesi dei comitati di resistenza non violenta molto sconfortati. La sensazione è quella di sconfitta imminente. Le città sono molto militarizzate". Tornerai? "La campagna attuale si esaurisce a marzo, ma con altre associazioni si può andare sempre, penso di tornare in primavera".

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