Viaggio intenso nella poesia di Silvia Vilariño
Venerdì sera con la presentazione di Elena Murada e la curatrice del volume Addari.
Bella presentazione del libro "La spina" di Alessandra Addari a cura di Elena Murada venerdì sera in biblioteca ad Aprica. Ce la descrive la stessa Murada. "E’ la prima volta che mi cimento nella presentazione di un libro di poesie. lo ammetto: non conoscevo Silvia Vilariño ma grazie ad Alessandra Addari, giornalista preparatissima e multitasking, che ha curato il libro "La Spina" selezionando, traducendo e raccogliendo le poesie inedite della scrittrice argentina, ho avuto il privilegio di immergermi in un’anima profondamente lacerata ma al contempo vibrante. Davide Rondoni, noto poeta e drammaturgo italiano, nella prefazione ha definito questo libro "Bruciante di beltà e ferocia". Dopo aver letto attentamente le poesie soppesando ogni parola, sottoscrivo in toto la veridicità di questa considerazione. Ci sono versi che sono così potenti da generare un violento moto interiore, da costringere il lettore ad un viaggio in profondità, nelle parti più autentiche dell’io. E’ come se Silvia Vilariño desse voce ai sentimenti e alle situazioni che ciascuno di noi, chi più chi meno, ha esperito, traducendo le emozioni in versi. Le tematiche, non scontate ed estremamente toccanti, sono molteplici". Preponderante è innegabilmente la mancanza, che la poetessa ben descrive con una metafora ne "Il Vuoto" dove asserisce: "Novantanove pezzi di un puzzle di cento che la figura così non viene fuori e, anzi, non ha senso".
Analisi
Mancanza di amore, di considerazione ma anche di autenticità. "E’ proprio l'ipocrisia che ci fa indossare costantemente maschere di felicità e falsi sorrisi come magistralmente ritrae nella poesia "Che bel sorriso" scrivendo: "Trentadue diamanti incastonati tra le labbra sfilano tronfi tra le strade dell’ipocrisia... fino all’agognata meta: casa". Solo tra le mura domestiche ci riappropriamo della nostra veridicità e lì anche il sorriso, falso e di circostanza, può spegnersi: "E, finalmente veri, si rintanano nella bocca concedendosi il diritto di essere tristi". Anche l'amore che, per definizione, dovrebbe farci stare bene può trasformarsi e diventare tossico. In "Storia di un amore tossico", argomento ahinoi di stretta attualità visti anche i numerosi femminicidi, vengono descritti i passaggi salienti dall’illusione di un amore sano, paragonato ad un bosco incantato, "Fra rami intrecciati che profumano di vita", all’oscurità che trascina e fa perdere la strada a colei (o colui) che è vittima di un amore malato. Dopo aver esplorato i meandri di un anima nobile e sensibile come quella che traspare dai versi della Vilariño, dove amore e sofferenza si compenetrano, la curatrice del libro Alessandra Addari ci regala un finale benaugurante, terminando la raccolta con la poesia "A Julia". Questo componimento può essere paragonato ad un raggio di luce, potente, luminosissimo che squarcia l’oscurità. E’ un augurio sincero, di una vita "ricca di gioia e salute" che porti a volare alto e a inseguire i propri sogni restando però sempre fedele a se stessa. Ringrazio di cuore Alessandra Addari per avermi consentito questo meraviglioso viaggio, per avermi fatto conoscere un’autrice che con i suoi versi permette di superare l’epidermide ed arrivare al derma". La serata è stata curata da Arca con la biblioteca di Aprica.