Aprica

Bellini dice sì alla demolizione

Tiene banco il caso Palazzetto.

Bellini dice sì alla demolizione
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Atleta estremo.

Bellini dice sì alla demolizione

"Sono favorevole alla demolizione del Palazzetto e alla conversione di quell’area a verde pubblico. Sarebbe la prima iniziativa coraggiosa che io ricordi dopo la vittoria di Pantani nel ‘94 e quindi anche la prima di questa giovane amministrazione comunale che aveva dato a molti, a me incluso, la speranza di un futuro libero dall’inerzia - cioè la tendenza, una volta stabilita una traiettoria di vita, a continuare su quel corso - che aveva caratterizzato tante amministrazioni passate". Una dichiarazione forte e diremmo chiarissima, che giunge dall’atleta che Aprica ha negli anni celebrato come simbolo sportivo del paese, Alex Bellini. Originario di Aprica anche se da tempo trapiantato a Trieste con la famiglia, Bellini è l’atleta dell’estremo che più ha fatto parlare di sè negli ultimi anni con una serie di imprese che ultimamente hanno anche preso una piega ambientalista. Ricordiamo 10 rivers 1 Ocean, progetto che ha visto recentemente Alex impegnato nella navigazione dei 10 fiumi più inquinati dalla plastica al mondo per favorire un nuovo senso di comprensione e rispetto per l’ecosistema più minacciato e delicato: i corsi d’acqua. Siamo quindi contenti della sua netta presa di posizione in una partita che gli interessa perchè il legame forte con la sua Aprica non si è mai interrotto.

I passi

"Quest’opera di demolizione - sempre Bellini - darebbe i suoi migliori frutti se fosse il primo di tanti passi verso un cambio di direzione totale e storica per Aprica che allo stato attuale è come la rana che muore lentamente nel pentolone di acqua bollente. Cambiare, però, richiede una visione del futuro chiara, una stella polare che sappia guidare anche davanti alle scelte più difficili e tanto, tanto coraggio perché è verosimile aspettarsi dissensi, crisi interne al paese e infine anche il rischio di fallire. Per concludere, se avessimo tutti quanti tempo per porci una sola domanda non mi chiederei se demolire il palazzetto, bensì dove vogliamo andare". Ma non solo. "L’intero territorio italiano è al centro di un’area considerata dagli scienziati un “hot spot” del cambiamento climatico, e il panorama impiantistico delle montagne cambierà aspetto nell’arco di pochi anni. Secondo i ricercatori dell’Institute for Snow and Avalanche Research (SLF) e del CRYOS Laboratory dell’École Polytechnique Fédérale, alla fine di questo secolo il manto nevoso naturale potrebbe assottigliarsi fino al 70%. Il presente è il momento perfetto per alzare lo sguardo, chiedersi dove siamo, dove stiamo andando e per progettare un futuro non esclusivamente dipendente dalle precipitazioni nevose. Per costruirsi un futuro, un qualunque futuro, Aprica avrebbe bisogno molto più che della demolizione di un vecchio Palazzetto dello sport. Avrebbe bisogno della demolizione dell’inerzia e della pigrizia dell’amministrazione comunale e riscoprire il coraggio di intraprendere, non solo di amministrare".

Opinioni

Con il parere di uno sportivo aprichese per eccellenza, dopo quelli di molti turisti e di addetti ai lavori del settore del turismo, e dopo aver sentito gli esperti delle demolizioni controllate che hanno delineato una spesa eventuale assolutamente non esagerata, possiamo dire che l’ipotesi-progetto della demolizione del vecchio e costoso manufatto e la sua riconversione in oasi naturale, sta davvero assumendo aspetti di concretezza. Forse potrebbe diventare lo snodo basilare della prossima campagna elettorale di Aprica, dove si vota nella primavera del 2022, fra meno di due anni. Ricordiamo, per fare un breve sunto economico, che il vecchio e malconcio Palazzetto costa 100mila euro l’anno di riscaldamento ed energia, oltre alle innumerevoli manutenzioni, e ha da sempre anche problemi di agibilità. Ricordiamo che al suo posto un tempo scorreva libero il torrente Valle Aprica e proprio in quell’area si era creata una pozza dove addirittura era possibile pescare. Ricordiamo altresì il bisogno che ha Aprica di aree verdi anche dentro il paese, ferocemente colpito dalla speculazione edilizia degli anni ‘60 e ‘70. Siamo certi che i turisti preferirebbero un’area verde con laghetto ben tenuta e completamente naturale, piuttosto che una vecchia piscina. Anche perchè ormai ogni turista che voglia andare in piscina dall’Aprica si sposta in poco tempo a Bormio e trova le Terme. Va anche ricordato che il prezzo di demolizione di 15 euro al metro cubo, certificato da una ditta specializzata la settimana scorsa, non sembra così insostenibile come obiettivo di mandato, quindi quinquennale. Aprica rifarebbe così l’area d’accesso della Magnolta, che presto dovrà prevedere una piccola rivoluzione perchè le concessioni della funivia stanno per scadere. E nell’ambito di un progetto di rifacimento dell’asta del torrente, che l’attuale amministrazione aveva già in programma, l’eliminazione di questa cattedrale nel deserto sarebbe a dir poco calzante. Ora la palla passa alla politica, da cui aspettiamo presto una netta presa di posizione su una proposta che non può essere ancora ignorata.

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