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Chiudere i blocchi operatori al Morelli per emergenza coronavirus, è polemica

Una lettera di diffida indirizzata all'Amministrazione Regionale.

Chiudere i blocchi operatori al Morelli per emergenza coronavirus, è polemica
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I Sindaci di Bormio, Livigno, Valdidentro, Sondalo, Valdisotto e Valfurva hanno diffuso una lettera aperta di diffida in merito all’Ospedale Morelli, oggetto in questo periodo di una rivoluzione per fronteggiare l’emergenza coronavirus. La lettera è indirizzata ad Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia, Giulio Gallera, Assessore Sanità Regione Lombardia, Massimo Sertori, Assessore Montagna Regione Lombardia, Simona Pedrazzi Consigliere Regione Lombardia. Per completezza pubblichiamo per intero il contenuto della lettera.

Lettera aperta di diffida

 

Come noto l’ospedale Morelli può offrire un contributo determinante al sistema sanitario regionale nel trattamento dell’infezione da coronavirus. I Sindaci dell’Alta Valle, pur non essendo mai stati formalmente informati di quanto si stesse predisponendo in queste settimane, hanno colto con favore l’idea che Regione Lombardia avesse deciso di puntare, in modo deciso, sul Morelli per fronteggiare tale emergenza. Il Morelli infatti, ha tutte le carte in regola per dare un contributo sostanzioso all’intera Regione e, proprio per queste ragioni, auspicavamo, addirittura, che si programmassero tutti gli investimenti necessari per attrezzare e rendere fruibili alcuni dei numerosi padiglioni attualmente inutilizzati.

Chiudere tutti i blocchi operatori

Veniamo tuttavia informati che, per far fronte all’emergenza, vi è l’intenzione da parte della direzione generale della ASST di chiudere tutti i blocchi operatori per trasformarli in reparti di cure intensive e sospendere così ogni attività chirurgica e di rianimazione. Con tale provvedimento il presidio non sarebbe più in grado di affrontare le urgenze chirurgiche che si riferiscono al nostro ampio bacino d’utenza con le stra-conosciute criticità di collegamento e verrebbero meno, in base al DM 70/2015, i requisiti basilari che definiscono il Morelli un presidio ospedaliero. Da Lunedi 09 Marzo 2020 l’ospedale Morelli non sarà più un ospedale. Le nostre comunità che hanno vissuto l’emergenza della tubercolosi hanno nel loro DNA la predisposizione all’accoglienza sanitaria e alla solidarietà umana e non ci spaventa affatto l’idea che il Morelli torni ad essere un ospedale in grado di accogliere cittadini con patologie virulente e pericolose. Siamo più preparati, anche psicologicamente, di altre realtà ma non possiamo accettare che in virtù di una gravissima emergenza, speriamo temporanea, se ne generi un’altra, questa volta definitiva, al nostro territorio.

Togliere un ospedale da mattina a sera

Togliere un ospedale, dalla mattina alla sera, in un territorio come il nostro è un atto che porta con sé delle responsabilità gravissime di cui saranno informate tutte le competenti Autorità ma è anche ingeneroso oltre che politicamente non commentabile in quanto erano percorribili diverse soluzioni, anche numericamente più importanti e utili alla causa, senza per questo compromettere il diritto alla salute di un intero comprensorio già molto disagiato. Ci attendiamo un’immediata sospensione dei provvedimenti della Direzione Generale e un ripensamento complessivo dei futuri interventi sul Morelli da parte del Presidente della Regione che, auspichiamo, vorrà affrontare con le Istituzioni Locali le quali si dichiarano sin d’ora, senza fraintendimento alcuno: responsabili, solidali e pronte a qualunque sforzo per dare risposte concrete all’intera Regione. NON CHIUSURA MA APERTURA DI PADIGLIONI!!!

Il testo porta la firma di  Ilaria Peraldini - Sindaco del Comune di Sondalo Alessandro Pedrini - Sindaco del Comune di Valdisotto Roberto Volpato - Sindaco del Comune di Bormio Angelo Caciotto - Sindaco del Comune di Valfurva Massimiliano Trabucchi - Sindaco del Comune di Valdidentro Damiano Bormolini - Sindaco del Comune di Livigno

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