"Chiuso il ristorante venderò mutande"

"Se mi chiudono il ristorante, mi metterò a vendere biancheria intima". Gianpiero Reghenzani, noto ristoratore del San Pietro di Teglio, non ha mandato giù l’ultimo Dpcm che obbliga i ristoranti alla chiusura causa pandemia. E risponde a tono all’iniziativa del governo Conte.

"Chiuso il ristorante venderò mutande"

"E’ solo l’ultimo tassello di una vessazione iniziata già con la fatturazione elettronica, che è costata tantissimo senza dare nessun beneficio. Io ho un ristorante, somministro alimenti e bevande. E’ un’economia importante che ha un indotto perchè dietro ci sono operatori, produzione, fornitori ecc. Chi vende reggiseni e mutande può stare aperto mentre noi siamo costretti a tenere chiuso. Io non ho niente contro i titolari dei negozi, ma con chi ha stabilito queste regole non dandoci più la possibilità di vivere. Sono regole che mettono l’economia della ristorazione in croce. Non ci danno più la possibilità di vivere".

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Dpcm

Un brivido per lui come per tanti altri lavoratori del settore all’annuncio di ogni nuovo Dpcm. "Il virus si prende forse quando vai a mangiare un piatto di pizzoccheri? Io non credo, nello stesso tempo però abbiamo negozi dove chiunque può entrare senza particolari sanificazioni, tutti possono toccare tutto... A noi hanno imposto l’impossibile, la riduzione dei posti a sedere, la sanificazione di ogni genere, il plexiglas sulle casse. Ora gli unici che devono chiudere siamo proprio noi che ci siamo attenuti ad ogni regola?". E ancora: "Chi ha emanato queste regole non ha mai lavorato nella sua vita e non sa cosa voglia dire lavorare, cosa ci sia dietro il sacrificio delle persone. Facciano delle serie riflessioni sul nostro settore perchè siamo in ginocchio, e se ci fermiamo noi si ferma il Paese intero". Insomma, la provocazione del ristoratore tellino raccoglie il malcontento di tanti altri.