Concessioni idroelettriche: "In Regione non hanno idea di cosa fare"

Presentata dal gruppo PD un’interrogazione a risposta immediata.

Concessioni idroelettriche: "In Regione non hanno idea di cosa fare"
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La legge nazionale del febbraio 2019 sulla Semplificazione interviene sulla disciplina dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua per uso idroelettrico, demandando alle Regioni la facoltà di disciplinare con legge regionale il rinnovo delle concessioni entro il 31 marzo 2020. Ma la Lombardia è in forte ritardo. “Non è solo una questione tecnica, ma politica”, dice Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd, Gruppo che ha presentato sul tema un’interrogazione a risposta immediata discussa in Aula.

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Vitale importanza

“Lo sfruttamento delle risorse idriche ha rappresentato in passato una grande ricchezza per lo sviluppo dei territori montani in termini di lavoro e risorse, ma negli ultimi anni ha visto diminuire in maniera consistente il numero di addetti impiegati negli impianti, gli investimenti, le manutenzioni del territorio e delle opere minimali, oltre al riconoscimento dei canoni aggiuntivi oggetto di una lunga vicenda giudiziaria”, ricorda Straniero. Non solo: “La nuova legge regionale che dovrà essere approntata diventa di vitale importanza per i territori montani, perché deve garantire uno sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, interventi sui bacini imbriferi per manutenzioni e investimenti sulla sicurezza, adeguate compensazioni territoriali in termini di investimenti e lavoro, modalità di utilizzo dell’energia gratuita da riconoscere agli enti locali”, specifica il consigliere dem.

Interrogazione del PD

Per questo, il Gruppo del Pd ha chiesto alla Giunta regionale “in quale direzione, in quali tempi e modalità intenda avviare il percorso di predisposizione della legge, in modo da permettere al consiglio regionale di affrontare una discussione ampia e approfondita. Ma per come ci hanno risposto, appare chiaro che non hanno idea di cosa fare”, fa sapere Straniero. “Per noi non c’è dubbio che non si possono tutelare soltanto gli interessi delle società che utilizzano la risorsa acqua, come ci è sembrato di capire dalle risposte, ma anche e soprattutto i territori che dall’utilizzo di quella risorsa attendono lavoro e denaro per investimenti pubblici – conclude il consigliere Pd –. Se la Giunta regionale non vuole intavolare una discussione pubblica, parliamone nelle commissioni più opportune, ma è evidente che si tratta di posizioni politiche e strategiche

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