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Coronavirus: i "debolmente positivi" non devono preoccupare

Un leggero aumento nei contagi durante gli ultimi giorni non deve preoccupare.

Coronavirus: i "debolmente positivi" non devono preoccupare
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L'emergenza covid-19 sta avendo una fase abbastanza calma dopo i duri mesi appena trascorsi.

Lento miglioramento ma ancora contagi

La situazione sanitaria sta tornando alla normalità pre-pandemia. Anche i decessi sono sempre meno, in Valtellina e soprattutto in zone duramente colpite come Bergamo e Brescia. Il numero di contagi lombardi però continua a essere elevato se paragonato al resto d’Italia. Ieri (15 giugno) in Provincia di Sondrio sono stati segnalati 13 casi, un dato ben al di sopra rispetto ai giorni precedenti che ha ovviamente preoccupato. Anche perché accompagnato da una spiegazione, fornita dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, indicativa ma certo non esaustiva: «I dati di oggi risentono di tamponi eseguiti a fronte della positività al test sierologico regionale sui cittadini, altri conseguenti a test sierologici su operatori socio sanitari e altri ancora su ospiti delle Rsa – ha specificato l’assessore -. Degli restanti cittadini positivi oggi, alcuni sono riferibili alla positività in seguito a test sierologici privati. La maggior parte dei casi risulta essere “debolmente positivo”. Questo elemento evidenzia la presenza di anticorpi e di tracce del virus, la cui insorgenza risale però alle settimane precedenti».

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Debolente positivi

Come riportato da PrimaBergamo.it, non è la prima volta che spuntano i “debolmente positivi” nella narrazione ufficiale dei casi Covid. Gli esperti spiegano cosa significa: dopo circa due settimane dall’insorgenza dei sintomi, l’infezione perde gran parte della sua aggressività. L’Rna del virus, quello rilevabile con i tamponi, resta presente, ma il rischio di contagio dal soggetto debolmente positivo agli altri è veramente basso. Lo stesso discorso vale anche per gli asintomatici (da qui le precisazioni della scorsa settimana dell’Oms circa la contagiosità degli asintomatici). Stando ai dati forniti dalla Regione, dunque, buona parte dei nuovi positivi rintracciati sono “vecchi” positivi, soggetti che hanno passato probabilmente l’apice della malattia, o degli asintomatici. Se a questo aggiungiamo il fatto che, secondo diversi esperti e come provato anche da ricerche empiriche, attualmente il virus pare essere meno aggressivo, ecco il motivo per cui l’insorgenza di nuovi casi, anche se più numerosi rispetto a un paio di settimane fa, non deve preoccupare particolarmente. Anche perché, rispetto al passato, la differenza è che ora i soggetti positivi li si sta andando a cercare. Le campagne di test sierologici abbinati a tamponi che si sono moltiplicate, anche grazie al grande sforzo dei privati o dei Comuni, finalmente porta a rintracciare i soggetti contagiati e contagiosi (seppur debolmente), a isolarli fino alla negatività e quindi a evitare un moltiplicarsi dei casi. Ciò non significa che siamo fuori da ogni pericolo, le misure e le restrizioni ancora in atto servono e vanno rispettate, ma è pure importante osservare le cose con realismo e senza lasciarsi prendere da ansie ingiustificate. Purtroppo, in tal senso, il metodo di diffusione dei dati non aiuta, perché come abbiamo sottolineato più volte sono dati confusi, disomogenei e spesso in ritardo, ma restano gli unici a disposizione.

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