Grazie al vaccino non cresce il numero dei ricoverati all'Ospedale Morelli
Con la variante Omicron aumenta il rischio per i non vaccinati di sviluppare la malattia in forma grave.
Sono 45 i pazienti ricoverati nei reparti covid-19 dedicati dell'Ospedale Morelli, nel primo padiglione: 32 sono in condizioni serie mentre i restanti 13 sono avviati alla guarigione.
Situazione stazionaria
La situazione appare stazionaria dal punto di vista dei numeri totali, ma a preoccupare è l'andamento dei nuovi ricoveri, sebbene ben contrastato dalle continue dimissioni, che si susseguono al ritmo di almeno tre al giorno. All'origine vi sono due fattori determinanti: le persone non vaccinate, l'alta contagiosità della variante Omicron.
Nel secondo caso, l'argine rappresentato dal vaccino ha evitato il dramma vissuto nel 2020, poiché la stragrande maggioranza dei positivi sono vaccinati che non sviluppano la malattia o che presentano lievi sintomi, tra questi vi sono moltissimi giovani. Rimane il problema delle persone che hanno deciso di non aderire alla campagna vaccinale, che continuano ad essere esposte a un alto rischio di contrarre la malattia in forma grave con la necessità di un ricovero ospedaliero.
Attualmente all'Ospedale Morelli, secondo le disposizioni di Regione Lombardia, la Rianimazione è covid free per accogliere gli altri malati, perciò i pazienti covid-19 che necessitano di cure intensive vengono trasferiti negli ospedali accreditati di fuori provincia. Sinora è successo con tre pazienti, tutti non vaccinati.
Lo scorso anno, in questi stessi giorni, i ricoverati nei reparti covid-19 del Morelli erano 101, di cui sei in Terapia intensiva, dopo che nelle settimane precedenti avevano sfiorato la soglia dei 200, ma, soprattutto, stava per iniziare la campagna vaccinale che avrebbe coinvolto prima alcune categorie quindi tutti i cittadini.
Vaccinarsi per proteggere sé stessi e gli altri
≪Non oso pensare a come potrebbe essere la situazione oggi senza il vaccino - sottolinea il direttore generale Tommaso Saporito - sia per i decessi che avremmo contato sia per le ripercussioni sul sistema sanitario provinciale. Se oggi possiamo garantire le cure per le altre patologie, seppure con difficoltà a causa dell'impegno per contrastare il coronavirus, è soltanto grazie al vaccino e al senso di responsabilità dei cittadini che si sono sottoposti alle prime due dosi e ora al richiamo.
Spiace per coloro i quali hanno deciso diversamente: l'auspicio è che si convincano della necessità di vaccinarsi per proteggere sé stessi e gli altri.
Come è stato ampiamente dimostrato dai miliardi di dosi somministrate in tutto il mondo, il vaccino è sicuro e consigliato per tutte le fasce di età, e in casi particolari viene inoculato in ambiente protetto. Il mio consiglio, da medico, è di vaccinarsi prima possibile≫.