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I lavoratori vanno in Svizzera, allarme della Cm

L’ente ha indirizzato alla Regione Lombardia una lettera.

I lavoratori vanno in Svizzera, allarme della Cm
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In data 3 maggio 2022 la Comunità montana Alta Valtellina ha indirizzato alla Regione Lombardia all’attenzione del presidente e della giunta regionale una lettera dove illustrare e spiegare il fenomeno connesso all’incremento dei lavoratori frontalieri in Svizzera. "La Comunità montana Alta Valtellina si unisce all’appello lanciato dal sindaco chiavennasco Luca Della Bitta e dal presidente della Comunità montana della Valchiavenna Davide Trussoni pubblicato sul Corriere della Sera il 23/04/2022 preoccupati dell’esodo di 1700 frontalieri che si recano ogni giorno nella vicina Svizzera a lavorare. Nel solo territorio Livignasco il numero di frontalieri che giornalmente si recano nella vicina Engadina è passato da non più di 200 contati prima dell’emergenza covid ad oltre 600 registrati nell’anno in corso".

Alta Valle

"Anche in Alta Valtellina i numeri hanno segnato un incremento esponenziale, si stimano in oltre 1.000 il numero dei lavoratori che si recano nella vicina Svizzera. Questo non può che portare forti ripercussioni sul mercato del lavoro interno, il quale registra mancanza di lavoratori specializzati e figure stabili. Il rapporto tra gli stipendi corrisposti ai lavoratori dipendenti è molto sbilanciato tra le due realtà territoriali: come segnalato anche dai sindaci della Valchiavenna, un capocantiere in Svizzera guadagna fino a 7 mila euro al mese e un falegname 4.500 euro. Il settore dell’edilizia è quello maggiormente esposto a questo esodo, sostenuto da un divario talmente elevato tra la busta paga italiana e quella svizzera che incentiva appunto i lavoratori a recarsi quotidianamente oltre confine".

Figure professionali

"Nelle attività locali vengono così a mancare quelle figure professionali, tecniche e artigiane, fondamentali e necessarie per realizzare le opere di ristrutturazione spinte dai bonus edilizi e dalla ripresa economica post covid. La carenza di personale segnalata con sempre maggiore insistenza dalle imprese edili e artigiane sta portando ad una situazione drammatica che vede costrette le stesse aziende a rinunciare a commesse per mancanza di tecnici ed operai. Preoccupati sono anche albergatori e ristoratori del comprensorio, i quali stanno vedendo alcuni segni di ripresa del settore turistico ma si trovano contemporaneamente ad affrontare la problematica dell’esodo dei propri collaboratori verso l’Engadina. I territori dell’Alta Valtellina, che ospiteranno le Olimpiadi invernali del 2026, si trovano così costretti ad affrontare la problematica di un’infruttuosa ricerca di personale qualificato e rischiano di non farsi trovare pronti ad accogliere un evento di portata mondiale. I sindaci e alcuni rappresentanti del territorio sono uniti per segnalare la problematica e invitare il consiglio della Regione Lombardia ad affrontare il tema proponendo soluzioni al governo, come, per esempio, una riduzione del divario nelle retribuzioni tramite la detassazione degli stipendi dei lavoratori occupati nelle zone italiane di confine. Queste iniziative sono necessarie per dare un segnale di vicinanza ai territori confinanti con la Svizzera che rischiano di perdere i propri lavoratori qualificati, non solo di giovane età, ed ogni prospettiva di crescita futura".

Livigno

Non solo. Ad essere preoccupato è il vicesindaco di Livigno con delega ai rapporti internazionali e alle attività produttive, Thommy Cantoni che segnala per l’estate a venire quasi 700 residenti che si recheranno nella vicina Engadina giornalmente a lavorare: "Prima del covid erano meno di 200 i residenti che si recavano in Svizzera a lavorare, quest’anno saranno quasi 700 e anche i numeri in Alta Valtellina sono più che raddoppiati. Sono preoccupato soprattutto perché questa situazione, insieme al cambio generazionale in atto, sta portando molti giovani ad allontanarsi dal territorio dove sono nati e cresciuti. Ciò porterà a tutta una serie di risvolti socioeconomici che saremo costretti ad affrontare tra pochi anni con ripercussioni importanti sul tessuto economico locale. Mi appello alle istituzioni maggiori per prendere in considerazione la problematica e invito i giovani di Livigno e Trepalle insieme agli imprenditori locali a trovarsi per mettere in atto quelle soluzioni atte a scaturire in punti d’incontro per fermare questo pericoloso esodo".

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