Tirano

Italo Sciarmella, una vita da romanzo

Primo iscritto all’anagrafe del Comune di Aprica, 94 anni, ha visto gli anni della guerra e la costruzione della prima seggiovia.

Italo Sciarmella, una vita da romanzo
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Italo Sciarmella, classe 1927, 94 anni di Tirano ma originario di Aprica, è un uomo straordinario. Lo abbiamo incontrato nel giardino di casa sua a Tirano per farci raccontare una vita che è un vero e proprio romanzo d’avventura, un romanzo che racconta anche un mondo scomparso, purtroppo, nel nulla. "Ho cominciato - racconta in un italiano perfetto e con una memoria ferrea - a lavorare a 14 anni facendo il ‘bocia’ nella cava dei sassi a La Ganda, raggiungendo il posto di lavoro tutti i giorni a piedi da Aprica; tutto l’inverno coi minatori in galleria, il periodo peggiore della mia gioventù. Un periodo da assistente fabbro, infine, sono passato al telefono su proposta del capocantiere, lì c’erano i geometri che facevano i rilievi. Poi sono finito in cucina con il cuoco Edoardo Cioccarelli, brava persona. Terminata momentaneamente quell’esperienza per la Falck siamo andati nei boschi con una squadra di boscaioli".

Guerra

Era cominciata la Seconda guerra mondiale. "Sì, era il periodo della guerra e la Croce Rossa internazionale di Roma era stata sloggiata ed aveva requisito tutti i pochi alberghi di Aprica. Allora noi siamo andati nei boschi a tagliare la legna per loro, c’era bisogno di legna da ardere ed il bosco era una vera risorsa, non come oggi. La legna si faceva correre a valle sui fili a sbalzo ma senza freni o sulle piste. Poi finii in cucina all’albergo Vittoria fino all’inverno del ‘44, e venni anche chiamato in Germania ma riuscii a non partire grazie al contratto con la Cri. Ne vidi di tutti i colori. Partigiani e fascisti, ed ebrei che scappavano. In quel periodo abbiamo visto tanti ebrei fuggire in Svizzera. Due medici ebrei hanno curato mia sorella a guarire dalla pleurite. Io e un amico abbiamo accompagnato degli aviatori inglesi che erano in un campo di concentramento del bergamasco. Una notte è atterrato l’aereo di un fuggiasco italiano sul piano di Aprica; ha distrutto il velivolo ed è scomparso. Ricordo che i fascisti uccisero animali a mio nonno e ferirono una capra. Fui testimone dell’uccisione di Attilio Stampa, 22enne di Aprica trucidato dai fascisti. Era ancora vivo quando ho comperato i suoi sci da fondo. Prima della Liberazione c’è stata l’esplosione del ponte che raggiungeva la località. Mi sono preso una pallottola di striscio, una sera tornando a casa dal lavoro, solo per aver violato il coprifuoco. Ho assistito anche all’uccisione di un tedesco da parte dei partigiani. Io e un amico lo abbiamo messo in una baracca su indicazione di un partigiano. Poi ne sono morti altri".

Liberazione

Con la Liberazione una grande festa. "Avevo 17 anni. Per fare festa hanno sparato con un cannone tedesco. Tornai nei boschi per tagliare la legna assunto da un’impresa. Poi ancora lavori a La Ganda, feci il ‘bocia’ per fare la strada che va a Liscedo". Poi fu testimone della nascita del turismo aprichese. "Nel ‘46 partirono le opere per gli impianti di risalita del Palabione cui ho contribuito, dal piano al Palabione con una seggiovia. Portavamo vario materiale a spalle fino in cima, a staffette. Alla fine del ‘46 sotto Natale ho aiutato a sistemare l’ultima trave. Il giorno del collaudo la seggiovia però si è bloccata e io sono saltato nella neve dal seggiolino. Si è dovuto ricominciare". Quindi ancora i boschi. "Poi io e un amico abbiamo inventato il primo pattinaggio su ghiaccio in Aprica, durato due anni al vecchio hotel Miramonti. Sciolinavo gli sci dei clienti e insegnavo lo sci senza troppe licenze. Fui cameriere sempre in Aprica, barista allo Shangri-Là di Bormio nel ‘53 e portiere al Croce bianca di Poschiavo nel ‘54, tutto fino al ‘55".

Ferrovia

Poi il grande cambiamento. "Saltuariamente scendevo a Tirano perché il papà era il guardiano delle carceri e ho fatto un paio di stagioni all’albergo Bernina. Quando avevo in mano il contratto per andare a St. Moritz, quindici giorni prima di partire, mi chiamarono dalla ferrovia. Accettai il posto stabile da ferroviere e vi rimasi per 30 anni. Ma senza fermarmi. Facevo turni da cameriere per arrotondare ed ho rimesso a nuovo tre case, alla Rosa, all’Aprica e a Tirano". Sì perchè nel frattempo aveva messo su famiglia con Diana, ancora oggi al suo fianco, sposata nel 1958. Dal matrimonio vennero due figli e cinque nipoti. "Nel frattempo mi sono fatto anche un anno di tubercolosi al Morelli. E infine, a 80 anni, ho scritto un libro di memorie della mia vita, tutto al computer che mi aveva regalato per l’occasione mia moglie: ho fatto più fatica a imparare a scrivere col computer che a tagliare la legna nei boschi". Il titolo del volume è "Ricordi lontani". Sciarmella, anno di nascita 1927, è il primo iscritto all’anagrafe del Comune dell'Aprica quando non è più stata sotto il Comune di Teglio, ha due sorelle e un fratello, ma solo una sorella ancora viva. Ancora oggi guida la macchina. "Oggi vivo serenamente qui a Tirano, anche se le mie radici sono sempre aprichesi e raggiungo Aprica molto spesso, per rivedere gli amici rimasti e le mie radici". Una vita che è una vera e propria storia, una memoria di un passato che non esiste più e che i nostri figli dovrebbero conoscere per sapere la fortuna che hanno - sotto certi aspetti - a vivere in una realtà tanto comoda e accomodante. Purtroppo questa fortuna può essere anche una condanna, perchè di certo non ci saranno in futuro tante altre vite come quella di Sciarmella, bruciate come sono dalla modernità di tempi che hanno reso tutto più semplice, ma forse anche meno bello e romantico.

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