L'olfatto dei cani da salvataggio può fiutare l’inquinamento delle acque
Potrebbe sbarcare anche sul Lario questa innovativa ed "ecologica" tecnica di rilevazione degli inquinanti.
Utilizzare l’olfatto di cani da salvataggio per monitorare lo stato delle acque di torrenti, fiumi e laghi. Potrebbe sbarcare anche sul Lario questa innovativa ed “ecologica” tecnica di rilevazione degli inquinanti. E sarebbe “buona cosa” se si pensa che recentemente Legambiente sancito, attraverso una approfondota ricerca, che il nostro lago è il peggiore per presenza di microparticelle plastiche.
Cani da salvataggio anti inquinamento
L’idea sperimentale è venuta a Scott e Karen Reynolds, una coppia americana con la passione per gli animali domestici e per l’ambiente. Con la loro società, l’Environmental Canine Services, hanno messo a punto questo innovativo sistema in cui i cani da soccorso vengono impiegati per localizzare “scarichi illeciti nei sistemi di drenaggio e nelle reti idriche”. E’ quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) in un focus sulla cura delle acque.
La sperimentazione
Il primo esperimento è stato compiuto grazie a Sable, un pastore tedesco, e Logan, un collie, che si sono destreggiati nella città di Exeter, dove scorre il Norris Brook, un piccolo affluente in fase di manutenzione. I cani hanno esaminato cinque campioni d’acqua che sono stati poi consegnate alle autorità. Attraverso il loro contributo sono stati identificati scarichi umani nelle acque del fiume. I proprietari hanno così commentato le abilità dei loro amici a quattro zampe: “Quando Sable trova un campione d’acqua contaminata abbaia, Logan invece si siede”.
Le reazioni
“Scott Reynolds ha una laurea in studi ambientali alla Michigan State e ha una certa esperienza di lavoro con i cani da salvataggio – ha spiegato in un’intervista la moglie Karen – Abbiamo studiato a lungo la curiosità che i cani hanno nello scoprire i profumi dell’acqua. Sable, il nostro primo cane, adesso è conosciuta in tutto il paese”.
La situazione del Lario
Come detto purtroppo, almeno sul fronte delle plastiche, il Lario non versa in buone condizioni. Anzi. Secondo gli studi effettuati da Legambiente ed Enea sul microlitter negli ecosistemi lacustri e nei corsi fluviali il Lario è in assoluto infatti il lago più inquinato dalla plastica. In particolare è quello in cui è stata trovata la maggiore densità media di micopatricelle plastiche al chilometro quadrato, ovvero 157mila. Il maggior numero di particelle si trova in corrispondenza delle immissioni fluviali e nei fiumi aumenta a valle degli scarichi degli impianti di depurazione.
Il fiume Adda
Goletta dei Laghi 2017 allargato la ricerca campionando, prima e dopo gli impianti di depurazione, anche i corsi fluviali. Per l’Adda, come affluente del lago di Como, l’incremento del numero di particelle a valle del depuratore risulta pari al 62%, mentre, nell’Adda emissario del lago di Como l’incremento del numero di particelle ogni metro cubo è pari al 58%.