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Ripartenza impianti sciistici: "Conviene davvero aprire? "

Il pensiero di Roberto Pinna, Direttore del Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco.

Ripartenza impianti sciistici: "Conviene davvero aprire? "
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Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Roberto Pinna, Direttore del Consorzio Turistico Sondrio Valmalenco.

 

Senza sci

Dopo aver celebrato venerdì 11 Dicembre scorso la diciassettesima Giornata Internazionale della Montagna sancita dall’ONU, nessuno o forse pochi si sono prestati a riflettere sul significato di una chiusure degli impianti da sci in Italia per contrastare la diffusione del Covid 19.
Sì certo i territori hanno cercato di rimodulare l’offerta turistica guardando ai cambiamenti epocali in atto, ma è certo che senza lo sci è, e sarà difficile pensare all’inverno in chiave turistica ampia. Roberto Pinna, Direttore del Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco è categorico: la considerazione assai banale ma dal significato non sottovalutabile, è che il turismo tra Natale ed Epifania rappresenta per le località montane quello che la settimana di Ferragosto rappresenta per le località balneari, ma all’interno di un’offerta impossibile da destagionalizzare.

Ruolo da volano

Per quanto si possa dire, lo sci ha un ruolo di volano da cui oggi prescinde l’economia locale. Anche se viene praticato da poco più 3 milioni di persone sul territorio italiano, generando quasi 500 milioni di passaggi complessivi sulle piste e un indotto economico diretto (skipass, noleggio attrezzature, lezioni) di 4,5 miliardi di euro sugli 11 più largamente intesi comprendendo attività correlate (bar, ristoranti, alberghi, negozi) e capace da solo di sostenere un’occupazione diretta di oltre 120mila impiegati su 400mila, estesi ad altre attività correlate, in territori in cui complessivamente vivono circa 1,2 milioni di abitanti. Mi sembra allora scontato ripetere che anche Il benessere economico delle nostre valli dipende da questa attività turistica sportiva.

Gravi Ripercussioni

Non appare difficile comprendere quanto questo influirà pesantemente, anche con gravi ripercussioni per il futuro, sul disagio e le condizioni di vita di una fetta di popolazione che vive in montagna. La quantità di persone coinvolte non può essere assolutamente sottomessa alla retorica delle frasi sui turisti che devono rinunciare ad un effimero divertimento, poiché siamo di fronte ad intere aree italiane che fanno del turismo invernale, fruibile solo in questo periodo, la propria fonte primaria di reddito.

Impensabile

Impensabile a breve, rivedere un modello socio-culturale che si è ormai imposto da decenni anche se tutti si stanno impegnando per trasformare l’offerta legata allo sci in qualcosa di alternativo i numeri saranno comunque inferiori. Lo sci di fondo, le ciaspole o le passeggiate all’aria aperta rappresentano un aspetto e importantissimo ma al momento complementare, e se oggi deve ed è sempre più valorizzato, della nostra montagna invernale, in ogni caso il valore economico è inferiore rispetto alla vacanza generata dallo sci.

Aprire?

Ma Pinna, anche se ottimista, è anche incerto sulla reale possibilità di una ripartenza per quest’anno. “Al momento non abbiamo la certezza che gli impianti possano riaprire, perché il protocollo di cui si parla da tempo non è stato ancora approvato e risulta essere ancora poco chiaro, e le varie zone “colorate” non aiuteranno di certo; ma soprattutto sarà conveniente aprire un comparto già pesantemente colpito?

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