piuro

Salvano, curano e adottano un cucciolo di capriolo, ma la "legge" lo ha strappato al loro affetto

La commovente storia di un nonno e un nipotino e della loro improbabile amicizia con “Piccolo”

Salvano, curano e adottano un cucciolo di capriolo, ma la "legge" lo ha strappato al loro affetto
Pubblicato:

Commovente storia quella raccontata sulle pagine di Centro Valle Valchiavenna - Alto Lario avvenuta a Piuro, in Valchiavenna, Provincia di Sondrio, con protagonisti un nonno, suo nipote e il cucciolo di capriolo chiamato "Piccolo".

Grande amore

A raccontare la storia sul settimanale è proprio Mario Pighetti: «Ho pagato la multa di poco meno di 200 euro - spiega - perché effettivamente ho fatto una cosa che non si doveva fare e ho anche aiutato i guardiacaccia a catturare Piccolo. Ma è stato un grande amore che ha dato a me e al mio nipotino molto di più di quanto tanti esseri umani potranno mai dare».

Salvato

Il tutto è iniziato nel mese di maggio del 2020: «Ricevetti una telefonata - racconta Pighetti - da un conoscente di Mese che mi disse di aver trovato un capriolo in mezzo a dei rovi, in fin di vita. Mi raccontò di aver avvisato un guardiacaccia e che lo stesso, sentito lo stato dell’animale, gli aveva consigliato di lasciarlo lì in quanto poteva diventare alimento per le volpi, nel pieno rispetto del ciclo della vita. A questa prospettiva, però, mio nipote mi ha chiesto se non potessi fare qualcosa. Allora ho preso un furgoncino e mi sono recato sul posto.

Appena preso in braccio il cucciolo mi si è abbandonato con un filo di respiro. Ho provato a spruzzargli del latte ma non dava cenno di riprendersi. L’ho comunque portato a Piuro dove abito e dove i miei figli hanno un’azienda agricola. L’ho riscaldato e ho provato a dargli il latte con una siringa e, pian piano, sebbene ne bevesse sempre poco, il capriolo ha iniziato a riprendersi.

La mattina successiva ha iniziato a mugolare e capimmo che aveva fame. Allora abbiamo continuato con la siringa ogni due ore e, con una certa soddisfazione, abbiamo constatato che ogni volta era sempre meglio, anche perché, seppur barcollando, Piccolo, così lo abbiamo chiamato, iniziava a stare in piedi.

Arrivati al 7 giugno l’animale si era completamente ripreso. Gli davamo il latte appena munto tre volte al giorno ed era libero di muoversi nell’orto, con qualche capatina nella vicina serra».

Rapporto di fiducia

Da qui in avanti l’amicizia si è cementata sempre di più: «Il 16 luglio sono partito per la Sicilia con mia moglie raggiungendo tutta la famiglia. Arrivato a destinazione ricevo una telefonata in cui mi avvisavano che Piccolo era sparito. Fortunatamente il giorno dopo è tornato da solo ricercando il latte. Il 28 luglio torno dalla Sicilia e, arrivato a casa alle 2 di notte, scendo dalla macchina e lo chiamo. Dopo pochi secondi sbuca dal buio e mi viene incontro leccandomi il viso. Nei giorni successivi con Piccolo c’è stata vita e per me la soddisfazione più intensa era vedere il rapporto bellissimo tra lui e mio nipote».

Pighetti sapeva di aver compiuto un’azione un po’ borderline: «Non ho mai mancato di rilevare che il salvataggio di Piccolo andasse contro l’etica del rapporto con questi animali, che vivono da selvatici, e che l’interazione con l’uomo è deleteria, perché li rende più deboli in questo senso».

Epilogo

L’epilogo di questa vicenda, purtroppo, non è a lieto fine, sebbene le normative al riguardo, come riconosciuto dallo stesso Pighetti, abbiano un senso: «Domenica 27 dicembre due guardiacaccia sono venuti a prendere Piccolo per portarlo in una riserva controllata. Ho dovuto farmi forza, indirizzarlo e farlo entrare in una cassetta adeguata al trasporto.

Le due guardie in precedenza avevano provato a prenderlo senza riuscirci. Io l’ho chiamato a malincuore e ho fatto quello che dovevo fare, piangendo come un bambino, anche se di primavere ne ho 71. Nel pomeriggio è arrivato un guardiacaccia che mi ha stilato un verbale, che ho firmato, in quanto colpevole di aver avuto un animale senza autorizzazione. Restiamo in attesa dello sviluppo della vicenda, augurandoci con tutto il cuore che Piccolo stia bene e in compagnia dei suoi simili».

Da maggio a dicembre l’animale ha vissuto nei pressi dell’azienda agricola della famiglia sviluppando un rapporto davvero profondo con chi lo aveva salvato. Tuttavia era detenuto senza le regolari autorizzazioni e quindi i guardiacaccia non hanno potuto fare altro, tra le lacrime di Mario Pighetti, che trasferirlo in una riserva controllata

Seguici sui nostri canali