Stop allo sci, la rabbia del direttore del Consorzio turistico Sondrio e Valmalenco
Pinna: "Calpestata la dignità della montagna".
Rabbia, frustrazione, una vera e propria "presa in giro". Così ricostruisce le convulse ore di ieri sera, domenica 14 febbraio 2021, Roberto Pinna, direttore del Consorzio turistico Sondrio e Valmalenco dopo l'annuncio del nuovo rinvio alla riapertura degli impianti. "E' una vera mancanza di rispett. – sbotta – Il rispetto è un valore educativo, un buon esempio, è la base universale dei principi etici fondamentali e non può essere calpestato con un comunicato stampa alle sette e mezza di sera, a poche ore dalla tanto agognata partenza della stagione sciistica. Qualunque appassionato di sci o frequentatore della montagna sa che ai primi di marzo la stagione invernale volge ormai al termine, e partire dagli impianti da sci con la primavera alle porte suona fortemente come una beffa, per non dire una presa in giro".
La riflessione e la rabbia di Pinna
Il direttore del Consorzio sa quanto tempo, denaro ed energie fisiche e mentali siano state spese per mettersi in regola con i protocolli anti Covid da adottare per mettere in funzione gli impianti di risalita; oltre alla rabbia, ora traspare anche molto scoramento per l’ennesimo e del tutto inaspettato rinvio:
"Non discuto della crisi pandemica, che sicuramente sta profilando situazioni a noi nuove, ma una cosa è certa: dopo due rinvii, un altro stop, a meno di venti ore dall’apertura, non ha di nuovo reso vano tutto ciò che si che si era preparato e organizzato per attuare i protocolli di sicurezza, ma ha profondamente colpito il rispetto che gli abitanti dei territori montani hanno da sempre per le regole e per la vita.
Non è difficile comprendere quanto questo influirà pesantemente – e con gravi ripercussioni per il futuro – sulle condizioni di vita di una popolazione che vive e vuol far vivere la montagna. Tantissime persone non possono essere assolutamente sottomesse alla retorica di concetti basati sulla rinuncia per un divertimento considerato effimero, perché ora e più che mai abbiamo intere aree del Paese che fanno del turismo invernale la loro principale fonte di reddito. La montagna e i suoi abitanti – siano essi alpeggiatori, albergatori, maestri di sci o impiantisti – meritano rispetto e dignità".