Testa di lupo mozzata: la LAV chiede indagini alla Procura
Grande sdegno da parte dell'associazione che chiede alle autorità di intervenire.
La reazione di LAV
“Si tratta di un fatto di una gravità inaudita, intollerabile da parte di una società civile che dovrebbe espellere dal proprio consesso i responsabili di questo atto infame come fossero cellule cancerose che stanno minando le stesse basi della convivenza civile, noi abbiamo già depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Sondrio perché i criminali vengano individuati e adeguatamente puniti!”
Così ha commentato Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici, che chiede venga fatta giustizia su un atto che ci riporta indietro di secoli e che, anche per questo motivo, non può essere tollerato.
Nessuna giustificazione
La LAV dichiara in un comunicato diffuso oggi:
Non c’è dubbio che l’interazione tra i lupi e le attività umane che si svolgono sui loro territori possono comportare normalissime predazioni che possono però essere efficacemente prevenute utilizzando i metodi che la scienza mette a disposizione e che gli allevatori non devono neppure pagare perché fornite gratuitamente dalle amministrazioni regionali, quali recinzioni elettrificate e cani da guardia. E se le prevenzioni non dovessero essere sufficienti, gli allevatori sono completamente indennizzati con fondi che non vengono conteggiati nel regime “de minimis”, a tutto vantaggio delle stesse aziende allevatoriali.
Chiunque sia stato a uccidere quel lupo non ha quindi alcuna giustificazione, né economica, né tanto meno morale a sostegno della sua dichiarata ignoranza.
Il problema è che vi sono casi in cui sono le stesse associazioni di categoria che talvolta non informano correttamente i propri soci circa il sostegno di cui hanno diritto, inasprendo ulteriormente il malcontento nei confronti della presenza dei lupi,
così da poter insistere con l’inaccettabile richiesta di poter aprire la caccia a questa specie protetta in tutta Europa.
Indagini
“Chiediamo ora indagini alla Procura della Repubblica di Sondrio precise e dettagliate anche con il supporto del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, che già in altri casi simili ha permesso di individuare i responsabili di tali efferati delitti, consentendo così di assicurarli alla giustizia – conclude la LAV.”