Prendiamola con filosofia

Il nuovo numero del notiziario BPS

I 150 anni del Cai Sezione Valtellinese, il climate change, il Covid 19 e “Il Pianeta che cambia”, ma anche Joyce, Márquez, Verga e un imperdibile viaggio nell’opera di Piero Della Francesca

Il nuovo numero del notiziario BPS
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È in distribuzione in queste settimane il numero 148 (aprile 2022) del Notiziario della Banca Popolare di Sondrio che, per l’attualità dei temi trattati e l’autorevolezza dei collaboratori, si sta sempre più imponendo come una delle più belle riviste italiane di cultura generale.

I 150 anni del Cai Sezione Valtellinese

Fulcro del nuovo numero è il nutrito gruppo di articoli dedicati ai 150 anni di fondazione del Cai Sezione Valtellinese (1872-2022), un vero e proprio inserto speciale di oltre 30 pagine, che si apre con un articolo di Alessandro Pastore, professore emerito di storia moderna all’Università di Verona, più conosciuto nella nostra provincia come storico della Valtellina del Cinque-Seicento, ma che interviene sul Notiziario come storico e accademico del Club Alpino Italiano (il suo Alpinismo e storia d’Italia, edito dal Mulino nel 2004 è divenuto un classico). Nel suo articolo, Pastore ripercorre i rapporti del fondatore del Club Alpino Italiano, Quintino Sella, con Luigi Torelli, Enrico Guicciardi, Romualdo Bonfadini e Giovanni Visconti-Venosta che del Cai Sezione Valtellinese furono nel 1872 i promotori.

Segue un ampio articolo di Franco Monteforte che ricostruisce i retroscena della nascita della Sezione e le prime fasi della sua attività fino allo storico Congresso nazionale di Bormio dell’agosto 1873. Col Cai, per Monteforte, nasce il moderno turismo in Valtellina grazie a un’idea dell’alpinismo inteso non tanto come agonistica corsa alla conquista delle vette più alte e impegnative della Valle (che inglesi, svizzeri e tedeschi, avevano in parte già conquistato), quanto come pratica escursionistica e sportiva alla portata di tutti, con cui si afferma in provincia anche un nuovo modello di socialità borghese.

Giuseppe “Popi” Miotti, dal canto suo, in un brioso articolo ricco di aneddoti, traccia una breve storia dell’alpinismo in Valtellina attraverso i suoi maggiori protagonisti, dal mitico dottor Alessandro Rossi, il “dottor Sücc” cosi chiamato per la sua magrezza, ad Alfredo Corti, Bruno Galli-Valerio, Luigi Bombardieri, fino a grimpeur come Franco ed Ermanno Gugiatti, Tullio Speckenhauser, Celso Ortelli, e alla nouvelle vague del cosiddetto “sassismo” degli anni Settanta, (i fratelli Merizzi, Antonio Boscacci, Giovanni Pirana, lo stesso Popi Miotti, Gianluca Maspes, ecc.) entro cui nascono le prime due guide alpine donna in Italia (Serena Fait e Renata Rossi).

Non meno interessante il contributo di Raffaele Occhi, che su Le montagne divertenti, la rivista di Beno Benedetti, ci sta dando numero dopo numero un’inedita e preziosa storia culturale dell’alpinismo in Valtellina, e che su questo numero del Notiziario ricostruisce il ruolo che le escursioni in Valfurva e in Alta Valle hanno avuto nella nascita del celebre capolavoro, Il Bel Paese, dell’abate lecchese Antonio Stoppani, che nel 1872 ritroviamo non a caso fra i primissimi soci della Sezione Valtellinese del Cai.

Il pianeta che cambia: clima, energia, Covid 19 e geopolitica

L’altro punto forte di questo numero del Notiziario sono gli articoli raccolti sotto la rubrica “Il pianeta che cambia”, che formano anch’essi un inserto sui temi del climate change, dell’energia e della sostenibilità ambientale.

Il segreto del mutamento climatico spiega nel suo articolo Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della sera e docente di storia dell’esplorazione spaziale al Politenico di Milano, sta sotto la superficie dei due poli e dell’Antartide in particolare, a migliaia di metri di profondità, dove il ghiaccio conserva ancora le informazioni sul clima e l’atmosfera fino a 1,5 milioni di anni fa. È qui, racconta Caprara, che Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze polari del CNR e autore dell’avvincente Scritto nel ghiaccio. Viaggio nel clima che cambia (Il Mulino, 2022) sta cercando, insieme ad altri scienziati di tutto il mondo, di capire perché, a un certo punto, nella storia della Terra, il ritmo delle ere glaciali si fa più intenso.

Ma se è nelle profondità ghiacciate dei poli che si annidano i segreti delle variazioni climatiche, è però nelle profondità infuocate della superficie terrestre, spiega Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che si nasconde il segreto di quelli che chiama “le spine e le rose del Pianeta”, vale a dire dei fenomeni catastrofici come i terremoti o le eruzioni vulcaniche (“colpi di tosse nel vitale respiro della Terra”), ma anche di quelli estremamente benefici per l’uomo, come l’energia geotermica. La Terra, scrive Doglioni, conserva ancora intatto a 2700 metri di profondità il calore da cui è nata 4.567 milioni di anni fa, uno scrigno inesauribile di energia che affiora talvolta alla superfice, come a Larderello, in Toscana, dove genera elettricità equivalente a un reattore nucleare di 1000 megawatt.
E a proposito di nucleare, un altro autorevole scienziato del Politenico di Milano come Marco Ricotti, firma sul Notiziario un articolo che meriterebbe di esser diffuso in tutte le scuole per capire non solo le criticità dell’energia nucleare, ma anche le sue potenzialità e le ragioni profonde, scientifiche ma anche geopolitiche, delle scelte che sul nucleare stanno maturando nell’Unione Europea con la nuova tassonomia che classifica il nucleare come energia green, ambientalmente sostenibile.

Perché è la sostenibilità ambientale il criterio ultimo su cui vanno oggi misurati i comportamenti umani non solo in campo energetico, ma anche nella rigenerazione dei luoghi della nostra vita sociale, che oggi richiedono sempre meno un architetto e sempre più un designer dei luoghi, un placemaker, figura emergente della nuova sostenibilità creativa, di cui Elena Granata, docente di urbanistica al Politecnico di Milano e autrice del recente Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo (Einaudi, 2021) ci fornisce un’ampia galleria di esempi. E chissà se in questa reinvenzione dei luoghi troverà infine posto anche una stabile convivenza fra uomini e quegli animali (lupi, cervi, daini, cinghiali ecc.) che l’abbondono dell’agricoltura montana e collinare ha sottratto all’estinzione e che ora, spiega in un bell’articolo il notissimo biologo e scrittore Luigi Boitani, cercano di vivere e sopravvivere all’ombra degli spazi urbani dell’uomo.

Insomma, ci avverte nell’articolo di apertura del Notiziario Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), in un’epoca di grandi transizioni climatiche, energetiche ed economiche (rottura delle supply chain globali, ripresa dell’inflazione, rischio recessione), amplificate prima dal Covid 19, ma ora straordinariamente aggravate dalla crisi geopolitica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina e destinata a ridisegnare gli equilibri del potere mondiale, entro cui l’Europa non avrà più una sua centralità politica, ma solo una centralità geografica, come pomo della contesa globale fra America e Cina.

E sempre ai mutamenti epocali che stanno interessando il nostro pianeta mettendo a dura prova le nostre società, può essere ascritto anche Il terzo focus del Notiziario puntato sull’’emergenza Covid 19 che, dopo l’allentamento delle misure cautelative, sta purtroppo, riprendendo rapidamente quota.

Su questo tema, due notissimi economisti della Bocconi, Tito Boeri e Roberto Perotti e un esponente del Fondo Monetario Internazionale, Antonio Spilimbergo, ci forniscono la mappa aggiornata e ragionata della profonda differenza e diffusione del Covid-19 a livello internazionale, avvertendoci che in assenza di una sistematica vaccinazione di massa nei Paesi più poveri, dove oggi la media dei vaccinati è al di sotto del 5%, l’epidemia continuerà a pesare come una spada di Damocle su tutto il resto dei Paesi sviluppati.

Ma c’è “un’epidemia nell’epidemia”, quella dei disturbi alimentari negli adolescenti in lockdown, avvertono nel loro articolo Stefano Erzegovesi e Donata Pratesi, due medici specialisti del San Raffaele di Milano, che ne analizzano diffusamente le cause e ne suggeriscono i principali rimedi.

Tre anniversari: Joyce, Márquez e Verga

Sempre di grande interesse, come al solito, gli articoli di attualità culturale, questa volta incentrati su tre grandi protagonisti della letteratura, James Joyce, nel centenario della pubblicazione dell’Ulisse, uno dei più grandi romanzi del Novecento, Gabriel Garcia Márquez, a quarant’anni dal conferimento del Nobel per la letteratura e il nostro Giovanni Verga, nel centenario della morte.
Come diceva dei classici Mark Twain, l’Ulisse di Joyce, ricorda nel suo articolo Massimo Bacigalupo, professore emerito di Letteratura angloamericana all’Università di Genova è uno di quei capolavori che tutti vorrebbero aver letto, ma nessuno legge. Eppure, scrive Bacigalupo, la sua struttura è semplice. Tutto accade in un giorno, il 16 giugno 1904, ma gli avvenimenti di quel giorno, descritti al microscopio col continuo sottofondo dei nostri pensieri che vi ribollono, si dilatano a una dimensione universale intrecciandosi a echi di Omero, Dante, Rabelais, Cervantes e Shakespeare soprattutto, citato a piene mani. Si entra perciò a fatica nell’intricato universo di questo labirintico romanzo. Ma una volta dentro, che godimento!
Quanto a Marquez, il Notiziario lo ricorda con un articolo di Patrizia Spinato (Gabriel Garcia Marquez e le ragioni di un Nobel) che è la sintesi della bella relazione tenuta dalla stessa studiosa milanese lo scorso 5 marzo a Bormio, all’annuale appuntamento sui Nobel organizzato dalla Banca Popolare di Sondrio con la regia di Leo Schena, il grande francesista valtellinese, di cui il Notiziario pubblica in questo numero l’appassionato intervento da lui pronunciato l’anno scorso a Sondrio al DantedìValtellina sulla traduzione francese della Divina Commedia a opera di Jacqueline Risset e sulle divulgatrici di Dante in terra francese .

Per ricordare invece Giovanni Verga a cento anni dalla morte, non ci poteva esser persona più indicata di Paolo Di Stefano, siciliano di Avola, inviato speciale del Corriere della Sera e scrittore notissimo, appena insignito del premio “Giovanni Verga”, il quale ci ricorda che Verga, “politicamente conservatore, se non reazionario”, è tuttavia “tra gli scrittori più rivoluzionari del suo tempo” e tra i più moderni, se è vero che la lingua dei i suoi capolavori sembra ancora oggi raccolta dalle stesse labbra del popolo.

E sempre nella ricca parte culturale del Notiziario, Roberto Ruozi, già Rettore della Bocconi ed ex Presidente del Touring Club Italiano, ci propone un suggestivo ed esaustivo viaggio alla riscoperta di Piero della Francesca, riallacciandosi a un precedente articolo su Piero della Francesca e le donne (Notiziario 146), di Edgarda Ferri, che su questo numero del Notiziario ci dà, invece, un ritratto di Lucrezia Borgia al di là di misteri e dicerie.

Procida, capitale della cultura 2022

Segnaliamo l’articolo di Silvio Perrella su Procida, capitale della cultura 2022, un’isola amata da Elsa Morante, che vi ambientò la sua Isola di Arturo e da Cesare Brandi che vi abitò, e l’affascinante excursus fra cinema e letteratura che ci propone Gianni Canova, Docente di storia del cinema e rettore dello Iulm, sul tema delle nuove distopie, le utopie negative e apocalittiche in cui si colgono le paure e le ansie di un’epoca di incertezza. Paure e ansie che si esprimono forse anche nelle strampalate teorie negazioniste e complottiste, oggi sempre più diffuse, come quella, ad esempio, del terrapiattismo, a sfatare la quale troviamo sul Notiziario un breve e illuminante articolo di Armando Torno, giornalista e saggista, Il terrapiattismo nella storia.

Prendiamola con filosofia

Esistono, ci si potrebbe chiedere, rimedi contro queste vere e proprie derive della ragione?

Sì, esistono, e due noti filosofi e maîtres-à-penser come Umberto Curi e Duccio Demetrio ce ne offrono qualche esempio.

Riflettendo sull’importanza della filosofia, Curi dimostra come quest’attività ritenuta oggi del tutto inutile, rappresenti invece, in un mondo dominato dal dispotismo dell’utile e dall’ansia del consumo, l’unica forma di pensiero libero e disinteressato, condizione per dominare la realtà e non esserne dominati.

E un’ebbrezza di libertà, sostiene Demetrio nel suo articolo, ce la dà il camminare, che è sempre anche un atto interiore, un “camminare verso sé stessi” che ci espone anche e ci abitua ad accettare l’imprevedibile, l’inatteso, il mutamento e il continuo divenire nell’inesauribile marcia individuale e collettiva dell’uomo verso l’irraggiungibilità di se stesso.

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