L'iniziativa

"La montagna a casa", ecco i film della settimana

Tante e tutte suggestive e di livello le proposte per questi giorni.

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Altra settimana di full immersion nelle bellezze, nelle avventure e nelle tradizioni delle Terre Alte con “La Montagna a casa”, iniziativa fortemente voluta dal Club Alpino Italiano in collaborazione con Sondrio Festival, Parco nazionale dello Stelvio e Museo della Montagna di Torino. Utilissima e arricchente iniziativa culturale che attenua le ansie da lokdown, in particolare quello che stanno affrontando i cultori dell’alpinismo. Ma l’offerta è divenuta talmente ricca e variegata – il numero di visualizzazioni, sera dopo sera, la dice lunga … - che questo appuntamento serale sta registrando sempre più proseliti.

Tante proposte con "La montagna a casa"

Lasciate alle spalle le magnifiche ed emozionanti riprese di “Still alive”, diretto dal grande Messner e in onda sabato scorso, e l’altrettanto emozionante viaggio – intrecciato a storie di donne e uomini straordinari nella loro quotidianità, fatta di duro lavoro e fatiche nelle antiche cave di amianto della Valmalenco (docu-film “Sulle tracce della salamadra” di Pino Brambilla) -, da questa sera, martedì 21 aprile 2020, alle 21.00 tutti di nuovo sintonizzati sul canale youtube del Cai (https://www.youtube.com/user/LoScarponeCAI ) per altre accattivanti premières. Come sempre i film saranno proposti in replica il giorno successivo alle 17.30.

I film in streaming della settimana

Martedì 21 aprile eccoci di nuovo in Valtellina, a quota 1800 mslm, nel Piccolo Tibet per la precisione, con “La storia della lana a Livigno”, girato da Giovanni Peretti. Il documentario narra la “storia” della lana nel caratteristico borgo alpino e di come un tempo si usassero due particolari attrezzature - risalenti al XIX secolo - per cardarla. “Strumenti” che consentivano altresì di districare e rendere parallele le fibre tessili, liberandole anche dalle impurità, al fine di permettere le successive operazioni di filatura. Fase effettuata in seguito a mano con il filatoio a pedale. Il filo così ottenuto, particolarmente resistente e omogeneo, era abbastanza lungo per poter essere usato nella fabbricazione di tessuti, attraverso l’uso di un telaio, o per confezionare indumenti lavorati “a maglia”. Tali manufatti venivano realizzati quasi sempre nei lungi e rigidi mesi invernali, nelle calde stue rivestite di legno e lì tale lavoro si traduceva anche in un piacevole momento di aggregazione sociale, oltre che spunto per raccontarsi le vicende del paese.

Mercoledì 22 aprile 2020 sarà la volta di “Con le spalle nel vuoto. Vita di Mary Varale”, di Sabrina Bonaiti, lungo ed emozionante flash back di 30 minuti, che ricostruisce la giovinezza e la maturità di Mary Varale, donna che ha lasciato un’impronta significativa nella storia dell’alpinismo.

Giovedì 23 aprile 2020, “Ciapin, passi scolpiti nel vento”, realizzato da Nicoletta Favaron e Maurizio Camponovo e dedicato all’alpinista lecchese Daniele Chiappa, primo salitore del Cerro Torre e figura chiave nella storia del soccorso alpino italiano, seguito, alle ore alle ore 21.30 da “Echilibru. Nella pelle dell’orso”, di Victor Jullien, Eve Cerubini, Jerome Fatalot. Il cortometraggio, Premio Speciale "Renata Viviani" al SondrioFestival 2019, si dipana lungo un coinvolgente e a volte drammatico monologo di un orso che si rivolge all’uomo per spiegargli che, per quanto egli si impegni a costruire delle barriere per dividere il mondo umano da quello animale, prima o poi i loro percorsi si incontreranno.

Venerdì 24 aprile 2020 “Itaca nel Sole. Cercando Gian Piero Motti” di Fabio Mancari e Tiziano Gaia. “Itaca nel sole” altro non è che il nome di una famosa via di arrampicata aperta sulle pareti della Valle dell'Orco, in Piemonte, di notevole difficoltà tecnica, ma anche di forte carica simbolica per climbers e appassionati. L'immagine di Itaca è infatti legata a un personaggio eccezionale, Gian Piero Motti, figura di riferimento nel panorama dell'alpinismo mondiale e dell'arrampicata, soprattutto negli anni Settanta-Ottanta del XX secolo. Egli rappresentò un vero e proprio mito generazionale, in quanto intuì come l'alpinismo fosse un'allegoria del mondo e della vita, una sorta di punto d'osservazione privilegiato dal quale scrutare con attenzione fatti ed accadimenti di ogni genere: quello che definì, in maniera quasi sibillina, il “Nuovo Mattino”.

Sabato 25 aprile 2020 di nuovo un salto alla 33° edizione del SondrioFestival con “Il ghepardo asiatico dell’Iran”, di Fathollah Amiri, aggiudicatario del Premio Città di Sondrio 2019. Un documentario che analizza, quasi a livello autoptico, la situazione attuale di un magnifico animale – il ghepardo asiatico - che è anche simbolo nazionale dell’Iran, mostrandoci la popolazione superstite (ormai ridotta a meno di cinquanta esemplari) e descrivendo le difficoltà incontrate dagli attivisti per la preservazione di tale specie.

Domenica 26 aprile 2020, si inizierà alle 15.00 con una retrospettiva di sei film storici, doveroso omaggio al cammino percorso dalle pellicole del mondo verticale e dalla storia dell’alpinismo: "Balck out" di Aldo Audisio, fiction ambientata nella stagione dell’arrampicata; “Cervino 1901” di Franck Ormiston-Smith, primo film d’alpinismo della storia; “Finis Terrae. La libertà di esplorare” di Fulvio Mariani, un ritorno alle grandi esplorazioni montane del passato, nel ricordo di padre Alberto Maria De Agostini, con la partecipazione di Walter Bonatti; “Fino all’ultimo spit. In arrampicata sportiva” di Aldo Audisio e Vincenzo Pasquali, incentrato sulle prime gare di arrampicata a Bardonecchia; “Maratona bianca” di Mario Craveri, del 1935 e dedicato a una delle prime edizioni del famoso Trofeo Mezzalama e ad alcuni dei suoi protagonisti più famosi; “Punte d’acciaio nella fucina dei Grivel” di Mario Fantin, girato a Courmayeur nella fucina dei fratelli Grivel, da sempre all’avanguardia nella progettazione e nella fabbricazione di piccozze, chiodi e ramponi.
Alle ore 21.00 seguirà “Storie di pietre”, di Alessandro Leone, che segue la rinascita di una piccola comunità nei dintorni di Norcia, dopo il terremoto del Centro Italia nel 2016. Una narrazione priva di sensazionalismi che si propone di seguire una quotidianità non facile e soprattutto fortemente desiderosa di conservare legami con un passato che ci continua a guardare.

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