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Perdono e Pace nel Mondo: le riflessioni di Marco Tarquinio protagonista di una serata a Morbegno
L'ex direttore di Avvenire ospite dell'ultima serata di “Orme di pace”.
L'evento "Orme di pace" svoltosi il 22 febbraio presso l'aula Ipogea del complesso di San Giuseppe a Morbegno ha visto la partecipazione di circa trecento persone per ascoltare Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, discutere sul tema del perdono.
Incontro con Marco Tarquinio
Tema della serata il perdono: un argomento legato in maniera indissolubile alle 184 guerre (e quindi non solo Ucraina, Gaza e Yemen, per dire quelle più conosciute) che si stanno combattendo sul nostro pianeta.
L'incontro con Marco Tarquinio ha offerto riflessioni profonde sull'importanza del perdono come strumento chiave per promuovere la pace in un mondo segnato da conflitti. Il relatore ha sottolineato il legame tra la mancanza di perdono e le numerose guerre globali, invitando ogni individuo a assumersi la responsabilità personale per contribuire alla costruzione di un ambiente più pacifico.
Tarquinio ha collegato la mancanza di perdono alle numerose guerre in corso nel mondo, sottolineando la responsabilità individuale nella promozione della pace.
Perdono
Davide Del Nero riporta:
A parere di Tarquinio, infatti, queste sono il risultato dell’assenza del perdono che conduce gli uomini ad una costante e continua guerra;“Ora”, ha esortato i presenti “Ognuno di noi è chiamato a prendere un pezzo di responsabilità” per rendere più concreta quella pace che, grazie a tre grandi uomini - De Gasperi, Adenauer e Schuman - abbiamo potuto sperimentare per ben 80 anni in Europa.Tutto questo fu possibile in un’Europa in cui le ferite dei bombardamenti, degli eccidi, delle violenze erano ancora vive, grazie a questi tre statisti, tre uomini nati in luoghi di confine, e soprattutto, tre cristiani che riuscirono, poco dopo la fine della guerra, a giungere ad una situazione di pace grazie al perdono reciproco. Tarquinio ha poi preso il Cantico delle creature di san Francesco, nei versi in cui si dice “Laudato si’ mi Signore, per quelli che perdonano per il tuo amore e sopportano infirmitate e tribolazione” come punto di partenza per capire l’atteggiamento di un cristiano di fronte alla guerra: è colui che perdona, senza, si badi bene, dar ragione a chi offende, ma sopportando l’offesa e superandola grazie al perdono. Questo atteggiamento è spesso denigrato con parole come “buonista” e "pacifista” espresse da coloro che non vedono la forza morale alla base del perdono, che banalizzano questo argomento, che affrontano la vita con la logica della reciprocità, una logica che spesso dimentica che l’amore di Dio mette tutto a soqquadro perché è gratuito e vede in ogni uomo una persona a cui dare una seconda possibilità, per evitare di piegarsi alla logica di rispondere al male con il male. Una logica che, si è ricordato in conclusione, è stata portata avanti in Polonia, negli anni Ottanta, dal movimento sindacale Solidarnosc, che riuscì a creare delle crepe all’interno degli stati comunisti che portarono alla disgregazione dell’URSS. Una logica, quella non-violenta, adottata anche da Nelson Mandela in Sudafrica che causò la sua prigionia di ben 27 anni ma che fu alla base del passaggio da un regime di apartheid ad uno libero senza troppe violenze. Questi esempi hanno ricordato a tutti che l'opzione pacifista non è solo un'opzione dolciastra di stampo cristiano, ma una concreta scelta, l'unica per poter risolvere situazioni di conflitto e senza avere ulteriori vittime innocenti perché, a partire dal secolo scorso, ogni guerra si conclude con un numero di vittime civili che è sempre superiore a quello dei soldati.
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