“Caro diario, questa mattina sono andata a scuola però i prof. non c’erano”. Potrebbe iniziare così il racconto di una delle tante studentesse che oggi, lunedì 22 settembre, si è recata in classe senza trovare i propri insegnanti ad accoglierla. In diverse scuole della Valtellina, infatti, molti docenti hanno deciso di aderire allo sciopero generale proclamato da varie sigle sindacali per manifestare contro la situazione in Palestina.
Sciopero
A Tirano, in provincia di Sondrio, un gruppo di insegnanti degli istituti comprensivi di Tirano, Teglio e Bormio, insieme a colleghi dell’Istituto d’istruzione superiore “Pinchetti”, si è riunito per confrontarsi e condividere modalità e strumenti con cui affrontare in classe il tema del conflitto israelo-palestinese. Tra loro anche Luca Cometti, docente di lettere, musicista e attivista per la Palestina, che ha spiegato: “Tra tutti i servizi la scuola è l’ultimo che dovrebbe chiudere, ma in questa situazione drammatica di immobilismo generale l’unico modo per scuotere le coscienze è stato quello di lasciare la scuola”.
La scelta dello sciopero, come sottolineano molti insegnanti, nasce dall’esigenza di coerenza tra i contenuti trasmessi agli studenti e la testimonianza diretta di chi educa. Rita Sala, professoressa di lettere, ha dichiarato: “In tutte le terze parlo sempre del genocidio del Rwanda: non posso non parlare di cosa sta accadendo a Gaza”.
Negli anni passati diversi docenti hanno affrontato il tema del conflitto in Medio Oriente nelle proprie lezioni. Oggi, tuttavia, ciò che appare urgente non è solo fornire coordinate storiche e geografiche, ma soprattutto evitare che il silenzio oscuri la condanna dello sterminio in atto. Andrea Mazzoleni, un altro insegnante presente alla manifestazione, ha evidenziato: “Per la guerra in Ucraina ci si è mossi immediatamente come società civile condannando l’aggressione della Russia. Per la Palestina è più difficile, perché ogni iniziativa di sensibilizzazione e denuncia viene guardata con sospetto dalle istituzioni”.
Il gesto degli insegnanti valtellinesi si inserisce in una visione dell’insegnamento come missione, più che come semplice professione. Come ricorda una docente: “Una volta si diceva ‘Semina e va’’, perché chi insegna spesso non vede i frutti del proprio lavoro. Ma l’importante è seminare con passione, portare la vita e il mondo dentro le aule scolastiche, aiutando i ragazzi a scoprire la verità e a formarsi una coscienza critica”.
In questo senso, l’assenza dei docenti a scuola, in un normale lunedì mattina, diventa essa stessa un messaggio forte: un segnale visibile e concreto che nel mondo sta accadendo qualcosa di grave e che, come educatori, è dovere aprire gli occhi e invitare i più giovani a fare lo stesso.