Villa di Tirano

Un ringraziamento speciale per il presepe dei bimbi

L’artista villasco Maurizio Pini ha scritto un testo in merito al lavoro degli alunni della materna esposto in piazza.

Un ringraziamento speciale per il presepe dei bimbi
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Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Maurizio Pini in merito al presepe realizzato nella piazza di Villa di Tirano dai bambini dell’asilo.

«Un lieto e delicato incontro: il presepe a Villa di Tirano.
Pochi giorni fa, nello spazio antistante la chiesa di San Lorenzo, ho incontrato ed ammirato il presepe ideato e realizzato dai bambini della Scuola materna di Villa di Tirano.
Con la collaborazione delle maestre i bambini hanno creato un’area vitale che ha in sé più messaggi che noi adulti dovremmo percepire ed avere la capacità di interpretare. Innanzitutto l’assunto scenografico e gli elementi che compongono tale coreografia: pannocchie aperte di mais che i bambini, adornandole con gli occhi e poi con foulards a mò di copricapo, hanno trasformato in figure umane che, oltre ad offrire un chiaro riferimento agreste, con il colore solare del mais ripropongono la necessità di ravvivare il nostro fuoco interiore, il nostro Sole proprio nel tempo in cui il solstizio d’inverno ricomincia a donarci nuova luce. Per i cristiani è il tempo dell’Avvento che accompagna il Natale e la nascita di Gesù.

Percorso

Non sono un credente e non appartengo a nessuna religione ma mai nel percorso della mia vita intellettuale ed artistica ho rinunciato al dialogo anche critico con quel sostrato religioso, comune alla nostra società, che offre elementi importanti di riflessione culturale.
Già nelle tradizioni più antiche, ad esempio quelle egizie, proprio nel solstizio d’inverno, il periodo del nostro Natale, Iside ed Osiride generano Horus, un bimbo solare che rappresenta la nuova vita. Così, il Cristianesimo ha mutuato da vicende più antiche la collocazione temporale della nascita di Gesù Cristo proprio quando il Sole riprende la sua crescita e quindi genera nuova vita. Nuova vita che poi si manifesta nella sua singolarità e universalità cristiana quando Gesù riceverà la visita dei Re Magi.

Bambini

Il presepe dei bambini di Villa è bellissimo perché, con spirito poetico, pone in scena i frutti della natura maturati al Sole dando loro sembianze umane. Mais, mele, patate, cavoli. I bambini ci ridanno con fantasia l’essenza di questa nostra terra sempre più violentata e saccheggiata a livello planetario. L’altro grande messaggio che questi bimbi ci offrono è quello dell’umiltà, sostantivo spesso travisato quasi che essere umili potrebbe, nella mentalità comune, apparire come una forma di debolezza. E invece è esattamente il contrario. Il sostantivo umiltà trae infatti la sua radice dal sostantivo latino humus cioè terra fertile e ricca. Umile è chi ha il senso della terra e il rispetto di ogni forma vivente. L’umiltà degli elementi che compongono il presepe è evidente e l’umiltà va di pari passo alla semplicità, alla necessità di ricercare il meglio nella quotidianità del villaggio, anche nel “villaggio globale” oggi trapassato dalle metastasi della guerra, della povertà, della miseria, delle pandemie. E ricercare il meglio attraverso l’umiltà non è certamente segno di debolezza.

Mais

Un’altra nota: le pannocchie di mais con fattezze umane, oltre al colore solare si offrono anche con colori più scuri, mori, neri. In tal modo il popolo del presepe diventa un popolo ricco di etnie, razze e culture diverse. Il rispetto degli uomini! I bambini di Villa con la fantasiosa semplicità e libertà della loro visione sono riusciti a ricreare un’atmosfera francescana e proprio San Francesco fu l’ideatore del presepe. Ma, per ora, non ho visto partecipi all’evento presepe i Re Magi, che, presumo verranno posizionati nei giorni appena precedenti l’Epifania. I portatori dei doni a Gesù erano i Magi. E Magi è il plurale antico di Magio che rappresentava il sacerdote di Zarathustra o Zoroastro, padre del culto religioso pre-islamico nell’area mesopotamica. Il viaggio dei Magi, i sapienti di allora, va nel segno dell’utile scambio tra le culture. Il dono è il simbolo dello scambio. Ma ecco come nacque il presepe. Nel 1226 Francesco si ritirò nell’eremo di Greggio per prepararsi al Natale e vi celebrò l'Eucaristia. Ricreò, con il bue, l’asinello e la mangiatoia la capanna di Betlemme. Poi i devoti cristiani ne raccolsero il messaggio e il presepe divenne parte della nostra tradizione religiosa e popolare. Ed è così che i bambini della Scuola materna hanno creato un’affinità elettiva con la magnificenza dello stile di Francesco e della sua poesia.
Ecco tre versi tratti dallo scritto di Francesco nel Cantico di Frate Sole (guarda caso il Sole!) o Cantico delle Creature:
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra madre terra
la quale ne sustenta et governa
et produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.
I bambini di Villa ci hanno donato una felice immagine di tale riflessione. Grazie».

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