Agroalimentare: ecco quanto costa la Brexit

Per la Valtellina a rischio export per 4 milioni di euro.

Agroalimentare: ecco quanto costa la Brexit
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Quanto costa la Brexit al comparto agroalimentare lombardo? E quanto rischiano di predere le aziende del settore in Valle? A fare i conti è Coldiretti.

Brexit: in fumo oltre 525 milioni di euro di export

Con lo “scenario apocalittico” andrebbero in fumo oltre 525 milioni di euro di export agroalimentare lombardo nel Regno Unito realizzati nel 2017. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Lombardia su dati Istat in merito agli effetti della peggiore ipotesi di Brexit senza accordo il 29 marzo prossimo,  esso a punto da alti funzionari del governo britannico.

Gli effetti della Brexit sul comparto agroalimentare

Tra i prodotti lombardi più importati dal Regno Unito – precisa la Coldiretti regionale – ci sono prodotti da forno, carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne, prodotti delle industrie lattiero-casearie, vino. Ma anche prodotti della lavorazione di granaglie e prodotti amidacei, ortofrutta. A livello provinciale i territori che esportano di più sono Varese con 89 milioni di euro di export agroalimentare in UK, Milano con 87 milioni e Mantova con più di 59 milioni. Nella nostra provincia l'export a rischio verso la Gran Bretagna vale quasi 4 milioni di euro.

E il rischio è anche per l'etichetta a semaforo

Più dello scenario apocalittico a preoccupare la Coldiretti è però soprattutto il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. E che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine. L’etichetta semaforo indica con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri. Lo fa non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. E dunque porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate dalla ricetta ignota e a bocciare il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma. Ma anche un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva le cui esportazioni sono calate in quantità del 13,5% nel 2017.

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