Chiusura totale in Lombardia? Confindustria dice No
Al via un censimento tra gli associati disponibili a chiudere.
Arriva il No di Confindustria all'ipotesi di chiusura totale della aziende in Lombardia. Il Consiglio di Presidenza di Confindustria Lombardia, riunitosi ieri, martedì 10 marzo 2020, in via straordinaria e presieduto da Marco Bonometti, respinge la richiesta dei sindaci e del governatore Fontana (LEGGI QUI).
Confindustria dice No alla chiusura delle attività produttive
"Confindustria Lombardia comprende il momento di grave emergenza sanitaria che la nostra Regione sta attraversando e vuole contribuire concretamente, insieme a Regione Lombardia, nell’elaborazione di politiche che possano contenere l’espansione del contagio da Coronavirus - si legge in una nota diffusa poco fa - In questo senso, le imprese lombarde, fortemente orientate a continuare a garantire la continuità aziendale, si impegnano a rafforzare le proprie misure di prevenzione e contenimento della diffusione dell’epidemia in linea con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Consiglio di Presidenza di Confindustria Lombardia ritiene quindi indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende, dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci, poiché interrompere oggi le filiere significherebbe perdere il mercato di appartenenza e chiudere imprese di territori a forte vocazione export vuol dire dare all’estero un segnale di mancata capacità produttiva difficile da recuperare nel breve periodo".
Si pensa a un codice di autoregolamentazione
Le associazioni territoriali di Confindustria Lombardia stanno lavorando sin dal primo giorno dell’emergenza, anche attraverso l’istituzione di task force dedicate, e sono disponibili a mettere in campo un codice di autoregolamentazione in linea con le prescrizioni sanitarie più ferree e auto imporsi una sospensione in caso di impossibilità a soddisfare i requisiti di sicurezza richiesti dall’emergenza. Il Codice di autoregolamentazione regionale prevede: sul luogo di lavoro e in tutte le attività connesse, andranno applicati criteri stringenti di sicurezza sanitaria (già oggi adottati) ma che potrebbero essere ulteriormente implementati; limitazione massima degli spostamenti all’interno dei siti e accesso contingentato agli spazi comuni; Smart working per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza; Incentivo per i propri dipendenti a godere di ferie e congedi retribuiti; Chiusura dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione.
Un censimento tra gli associati disponibili a chiudere
"Le fabbriche sono oggi probabilmente il posto più sicuro perché hanno adottato da subito misure di prevenzione per la tutela della salute (temperatura misurata con telecamere termiche, controlli su distanze minime obbligatorie, accesso contingentato agli spazi comuni) - si legge ancora nella nota - Confindustria Lombardia si impegna, infine, ad avviare da subito un censimento delle proprie imprese associate disponibili a chiudere i propri impianti. Superata questa drammatica fase sappiamo inoltre già che dovremo rimboccarci le maniche per ricostruire dalle macerie, come dopo un terremoto. E in tal senso rappresenta una importante iniezione di fiducia conoscere con certezza le misure che il governo metterà a disposizione delle imprese per superare la crisi".