Coldiretti Sondrio: agriturismo e filiere, con la Zona rossa la situazione è drammatica
Cerasa: "In un anno abbiamo lavorato meno di sei mesi e c'è il problema delle scorte: non sappiamo cosa farcene".
Dopo il ritorno della Lombardia in Zona rossa, cala un'ulteriore preoccupazione per il quadro, già gravemente compromesso, delle filiere cibo-turismo in provincia di Sondrio. “Una mazzata per l'intero settore, con le aziende in ginocchio che, ora, vedono uno scenario ancora più fosco: il comparto del vino, come quello lattiero caseario e, per esteso, tutto l'agroalimentare valtellinese e chiavennasco sta affrontando una situazione senza precedenti. E' uno scenario apocalittico, che ancora dodici mesi fa mai avremmo potuto immaginare”, commenta Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio.
Zona rossa, drammatica la situazione dell'agriturismo
Ed è particolarmente grave la situazione per il comparto agrituristico, come rileva con preoccupazione Angelo Cerasa, presidente di Terranostra, l'associazione che riunisce le strutture agrituristiche in seno a Coldiretti in provincia di Sondrio: “L'epidemia avanza e la situazione è davvero molto preoccupante. Il settore è stato costretto alla chiusura per l'intero periodo natalizio, tuttora non stiamo lavorando e con la Lombardia in Zona rossa la stagione invernale sembra ormai compromessa. Nemmeno la prossima scadenza ancora ipotetica per la riapertura degli impianti sciistici, può essere presa come una certezza, anzi”.
Cerasa: "Non sappiamo più che fare delle scorte"
Cerasa aggiunge: “Mi spiego con un esempio concreto: ognuna delle nostre strutture è collegata ad un'azienda agricola che non può fermare le proprie produzioni: il latte deve essere munto quotidianamente, così come vengono trasformati formaggi e salumi. E' un ciclo perfetto che si completa con la somministrazione al pubblico in agriturismo. Noi, di fatto, non possiamo sospendere le produzioni, ma dobbiamo invece fare i conti con dispensa e cantina in cui i prodotti continuano a dover essere stoccati: a questo va trovata una soluzione urgente, vi è un tempo fisiologico per il consumo dei prodotti che va assolutamente rispettato. Perdurando la situazione, il problema delle scorte accumulate diventerà enorme e insostenibile anche dal punto di vista economico”.
E non ci sono certezze
Per di più ancora non si sa quanto ancora potranno durare le restrizioni. Cerasa prosegue: “La situazione, anche dal punto di vista dell'epidemia, sembra addirittura in peggioramento, quindi certamente le prossime settimane, anche per noi saranno ancora durissime. Dovremo resistere, e la capacità di resistenza varia ovviamente da struttura a struttura e dipende da molti fattori: il danno economico, in ogni caso, sta diventando davvero insostenibile, sia per noi che per i dipendenti e le loro famiglie. Il danno quindi è triplice: per l'agriturismo, per l'azienda agricola e per quanti vi lavorano”.
"In un anno abbiamo lavorato meno di sei mesi"
Una situazione che dura da quasi un anno, dallo scorso marzo quando scattarono le prime quarantene e i primi lockdown, proprio in Lombardia: “Nell'ultimo anno, di fatto, abbiamo potuto lavorare per meno di sei mesi e per di più con forti limitazioni: le ripercussioni sono facilmente intuibili. Dover iniziare a gettare via quanto producono le nostre imprese agricole significherebbe la fine di tutto: è uno scenario che i floricoltori del settentrione lombardo hanno già dovuto vivere la scorsa primavera, costretti a smaltire in campo le loro piante che continuavano a fiorire e non potevano essere vendute. Non possiamo permettere che ciò si ripeta, per alcun segmento della nostra economia agricola”.