Impianti sciistici, UNCEM: "Servono ristori certi e regole per la riapertura"
La situazione covid si aggrava e la data di riapertura degli impianti quasi certamente verrà rimandata.
"Si avvicina la data prevista per la riapertura degli impianti di risalita nelle stazioni turistiche invernali, indicata nell’attuale DPCM al 18 gennaio, ma che quasi certamente dovrà slittare in avanti per il perdurare di una situazione sanitaria ancora complicata. Si prospetta, così, una crisi profonda per un settore che vale, solo in Lombardia, più di un miliardo di euro di fatturato. Uncem Lombardia si unisce alle proposte delle Regioni che si stanno impegnando per concretizzare le richieste del comparto montano, da formulare al Governo" è quanto afferma il Presidente della Delegazione Lombardia dell'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) , il valtellinese Tiziano Maffezzini.
Aiuti concreti
"Occorrono aiuti concreti e certi per evitare il tracollo del settore, servono risposte immediate per le aziende, per i lavoratori e le loro famiglie. - sottolinea il Sindaco di Chiuro -
Imprese ma non solo, anche i tantissimi lavoratori stagionali, il cui numero supera ampiamente le parecchie migliaia di unità, di cui poco si parla, che al momento non godono di nessuna protezione e rischiano seriamente di non essere nemmeno ricompresi tra i ristori. C’è poi tutto l’indotto da tenere in seria considerazione: rifugisti, noleggiatori e maestri di sci ad esempio, ma anche il settore alberghiero e quello della ristorazione, quello dei servizi, l’agroalimentare ed il commercio locale, tutti traggono sostentamento dalla presenza di turisti nelle rispettive valli. Intere comunità di montagna vivono grazie alla stagione turistica invernale. Il timore che non ci sia consapevolezza di questo è reale e lo si è visto quanto si è tentato di banalizzare lo sci quale sport elitario, senza conoscerne i risvolti e le peculiarità sulle quali le montagne fondano la propria sopravvivenza: la neve sta alla montagna tanto quanto il mare alle località marittime, solo per fare un esempio concreto".Serve un modello comune
"Serve quindi la dovuta considerazione e ristori immediati, certi e concreti, così come sta accadendo in Francia, in Spagna, Germania ed in Austria dove alle imprese viene già da oggi riconosciuto un ritorno consistente, proporzionale al mancato fatturato. Un percorso da attuare anche mediante l’adozione di un modello comune nell’arco alpino europeo per evitare pericolose sperequazioni. Ed in vista di una ripartenza, seppure tardiva, è necessario per i gestori degli impianti di risalita avere certezze delle regole di apertura e delle modalità di gestione dei flussi di fruitori degli impianti e delle soste, regole che non sono ancora state approvate. - Conclude Maffezzini - Il rischio è che la crisi di quest’anno, se non opportunamente arginata, possa determinare l’impossibilità di ripartire quando sarà il momento. Si tratta di un comparto che oggi soffre alcuni miliardi di mancato fatturato e che rischia, a crisi epidemica finita, di non avere più la forza di rialzarsi con ripercussioni socio-economiche gravissime per la montagna".