In Valtellina preoccupa l'aumento dell'IVA
Possibile un aumento dell’Iva dal 10% all'11%.
Da qualche tempo da fonti anche ufficiose giungono notizie in merito a un possibile aumento selettivo dell’Iva che andrebbe a toccare il settore degli alberghi e della ristorazione. Tali notizie, ancorché successivamente smentite, hanno destato l’attenzione delle categorie interessate, che sono intervenute per dire la loro nell’eventualità che queste informazioni si dimostrino invece fondate.
Aumento IVA
«Continuare a fare leggi fiscali di questo tipo non porta da nessuna parte. Nell’ipotesi di un aumento dell’Iva per il settore degli alberghi e dei ristoranti, avremo come risultato che una fetta di clienti, penso soprattutto agli italiani, potrebbero scegliere l’estero per le loro vacanze. Un simile provvedimento, se attuato, concorrerebbe quindi a un’ulteriore perdita di competitività per l’Italia rispetto ad altri paesi dello stesso contesto europeo, come per esempio la Germania, dove nelle strutture alberghiere viene applicata un’Iva inferiore di diversi punti». Questo il commento di Roberto Galli, presidente di Federalberghi Sondrio attiva all’interno dell’Unione del Commercio e del Turismo, di fronte alle anticipazioni su un possibile aumento dell’Iva (dal 10 all’11%) che andrebbe poi a finire a carico dei frequentatori di alberghi e ristoranti italiani. Un punto di vista, quello di Galli, che si pone in linea con la richiesta del presidente di Federalberghi nazionale Bernabò Bocca, espressa nella nota divulgata ieri, di non dare seguito a quella che egli ha definito come una ‘ipotesi bislacca’, un danno per imprese e lavoratori del settore. Meglio sarebbe, ha dichiarato Bocca, concentrarsi sulle imposte evase dagli esercizi ricettivi abusivi o, comunque, non andare a colpire un settore che già rischia di pagare pesantemente le conseguenze degli effetti prodotti dal coronavirus».
Pressione sui clienti
Punta l’accento su un contesto generale costantemente in emergenza Gianluca Bassola, presidente del Gruppo Ristoratori dell’Unione del Commercio e del Turismo. «Provvedimenti come questi – afferma Bassola – non fanno che accrescere la pressione sui clienti e sugli imprenditori, in un Paese dove le cose per molti aspetti non funzionano. È questo che mi preoccupa – aggiunge Bassola – più dell’ipotesi del ritocco dell’Iva in sé. In caso di aumento, la gente di certo si chiederà a cosa serviranno i maggiori introiti, che dubito potranno tradursi in più servizi o vantaggi per i cittadini, anzi sono convinto che andrebbero a finire nel solito calderone del nulla di fatto. Per questo ritengo l’ipotesi di un eventuale aumento una misura tipica di chi non sa che pesci pigliare». Nel balletto delle incertezze, le categorie interessate restano dunque circospette e non rinunciano a esprimere la loro contrarietà anche solo all’idea che i supposti incrementi selettivi dell'Iva per il settore alberghiero e della ristorazione possano divenire realtà. Contrarietà anche per il sentirsi sempre nel mirino di possibili interventi e per la constatazione di vivere in un Paese sempre in affanno e perciò costretto a mettere una pezza con provvedimenti spesso miopi e raffazzonati, sintomo evidente della carenza di una politica economica coerente e lungimirante. Insomma, non è così, concordano Albergatori e Ristoratori dell’Unione del Commercio e del Turismo, che si risolvono i problemi strutturali dello Stato e che si dà l’esempio di una politica seria.