Le forme del lavoro in Lombardia: le PMI chiedono flessibilità e alzano gli stipendi
“In questi anni abbiamo più volte sottolineato la difficoltà delle imprese di reperire e trattenere personale: all’inizio la questione riguardava solo alcuni profili più specializzati, ora i tempi di reperimento si sono allungati e non sempre l’esito del match domanda-offerta è positivo"
Oltre il 76% delle imprese lombarde che applicano i CCNL dell’artigianato ha aumentato le retribuzioni negli ultimi due anni: è uno dei dati più rilevanti emersi dall’analisi di Confartigianato Lombardia dal titolo “Le forme del lavoro”. Nonostante il rinnovo di tutti i contratti dell’artigianato nel 2022 e il ritorno sui tavoli della contrattazione nel 2024, le PMI e gli artigiani – ben consapevoli dell’attuale dinamicità del mercato del lavoro, della carenza di personale e della difficoltà di reperimento di determinati profili - agiscono sulla leva della retribuzione per rendersi più attrattivi.
Accanto a un 53,7% di casi in cui l’aumento è riconosciuto per meriti individuali, nel 46,3% esso viene riconosciuto a tutti principalmente, come accennato sopra, per trattenere manodopera. Il 75% degli imprenditori indica di aver riconosciuto un superminimo, in media del 14,5% in più rispetto al minimo tabellare. Il 60,2% delle imprese intervistate riconosce ai propri dipendenti un premio di produzione, quota che sale al 72,1% per quelle più strutturate. Nel 51,2% dei casi tale premio è erogato interamente in busta paga, nel restante 48,8% totalmente o parzialmente convertito in welfare.
Questo quanto emerso da un'indagine di Confartigianato Lombardia, guidata dal presidente Eugenio Massetti.
Il commento
“In questi anni abbiamo più volte sottolineato la difficoltà delle imprese di reperire e trattenere personale: all’inizio la questione riguardava solo alcuni profili più specializzati, ora i tempi di reperimento si sono allungati e non sempre l’esito del match domanda-offerta è positivo. Se poi pensiamo che per formare una risorsa le aziende impiegano una media di 15 mesi, capiamo che è urgente mettere a terra delle strategie per non perdere la propria forza lavoro – spiega il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti – I dati della nostra ultima rilevazione dimostrano che le MPI e gli artigiani agiscono sulla leva retributiva, ma non solo: garantiscono contratti stabili al nuovo personale, combattendo così la precarietà. E poi riconoscono sempre di più il valore della comunicazione, soprattutto rivolta ai giovani che non immaginano la straordinaria ricchezza delle piccole realtà dove è possibile contare su rapporti personali e diretti, nonché conoscere l’intero processo aziendale, all’interno del quale innestare un contributo originale”.
La quota di imprese che ha incrementato la forza lavoro negli ultimi due anni si attesta al 47,6%, salendo al 55,1% per quelle con oltre 10 addetti. I contratti prioritariamente offerti alle figure d’ingresso sono l’apprendistato e il tempo indeterminato: ben il 68,5% dei casi. Tra i piccoli prevale il tempo indeterminato, mentre tra le imprese artigiane con oltre 10 addetti prevale l’offerta di contratti di apprendistato.
Le parole di Piccinato
“Stiamo lavorando sulla contrattazione collettiva di secondo livello per dare alle imprese strumenti utili, che rispondano a esigenze stringenti. Ecco che, quando ragioniamo di MPI e di artigianato, è necessario fare un passo avanti rispetto a una visione stantia: sono realtà dinamiche, soggette a una costante evoluzione, soprattutto in termini tecnologici – incalza il Segretario generale di Confartigianato Lombardia, Carlo Piccinato – Il mercato del lavoro si impernia sulla capacità di attrarre e mantenere talenti, giovani o meno, in quel sano mix generazionale che può assicurare continuità ai saperi ed evoluzione degli stessi. Gli imprenditori vogliono corrispondere ai propri lavoratori retribuzioni che coprano il balzo inflazionistico e immaginano un orario di lavoro più flessibile, che soddisfi – in un delicato equilibrio – le esigenze del mercato e quelle dei lavoratori. Si può fare ancora qualcosa in più? Bisogna essere realistici, considerando in primis la marginalità delle piccole aziende, che spesso resta contenuta su volumi limitati”.
Rispetto alla flessibilità, intesa come gestione meno tradizionale dell'orario di lavoro, la quota di imprese che ne esprime necessità si attesta al 61,2%. Per far fronte ai picchi di lavoro la quota di aziende che ricorrono allo straordinario si attesta all’87,4%.
Il sondaggio
Il sondaggio d’ascolto ‘Forme di lavoro nelle piccole e medie imprese’ è stato realizzato da Confartigianato Lombardia, a cavallo tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2024; vi hanno partecipato oltre 700 piccole imprese e imprese artigiane con dipendenti. A livello settoriale, il maggior numero di risposte è pervenuto dalle imprese dell’Installazione di impianti, seguite da Prodotti in metallo, Legno e arredo e Autoriparazione.