Lotta dei Lavoratori Frontalieri contro la 'Tassa sulla Salute'
Nonostante la partecipazione attiva delle organizzazioni sindacali e degli enti locali, non si è ancora raggiunta una soluzione soddisfacente. La violazione presunta degli accordi internazionali e dei memorandum d'intesa solleva preoccupazioni sulla legittimità delle nuove norme.
Le molteplici riunioni dei lavoratori frontalieri lungo il confine italo-svizzero hanno evidenziato un forte dissenso verso l'introduzione della "tassa sulla salute" nella recente legge di bilancio. Nonostante le richieste delle organizzazioni sindacali, l'emendamento è stato confermato, non tenendo conto del fatto che i frontalieri già pagano le tasse in Svizzera, con una parte ristornata ai comuni italiani.
Tale norma risulta inefficace nel trattenere personale sanitario, poiché lo stipendio è notevolmente più basso rispetto alla Svizzera. Enti locali e l'INPS hanno chiesto la sospensione del provvedimento e il rispetto degli accordi bilaterali. I sindacati sospettano che la norma violi accordi internazionali e un memorandum d'intesa del 2020, e chiederanno di avviare una verifica in merito. I sindacati chiederanno un'audizione presso le commissioni regionali per condividere posizioni e preoccupazioni.
Contro la tassa della salute
Riportiamo di seguito il comunicato che porta la firma dell sigle sindacali CGIL CISL UIL UNIA OCST SYNA:
“Continua la mobilitazione per superare la norma sulla tassa della salute e per chiedere il rispetto integrale degli accordi Italia-Svizzera in tema di fiscalità dei lavoratori frontalieri”
Le molte assemblee dei lavoratori frontalieri tenutesi nel corso delle ultime settimane lungo il confine italo svizzero, e caratterizzate da una grande partecipazione, hanno confermato il forte dissenso dei lavoratori per l’introduzione della cosiddetta “tassa sulla salute” nell’ultima legge di bilancio e la grande preoccupazione in merito alle iniziative unilaterali dai due paesi in distonia con gli accordi bilaterali sottoscritti.Finora a nulla è servita la richiesta giunta, fin dall’ottobre scorso, dalle scriventi OO.SS. di superare l’emendamento che, purtroppo, è stato confermato in legge finanziaria dall’art. 1 comma 237 e seguenti. Una norma che non considera il fatto che i lavoratori frontalieri già pagano le tasse in Svizzera e che di queste tasse buona parte viene ristornata ai comuni italiani di confine. Una norma che sarà di fatto inattuabile e quindi inefficace perché, se l’obbiettivo è trattenere medici ed infermieri in Italia, l’esiguità dell’aumento stipendiale (max 20% del tabellare) ha uno scarso valore di deterrenza per il nostro personale sanitario che sceglie di lavorare in Svizzera per uno stipendio che è il quasi triplo di quello italiano, per migliori condizioni di lavoro e prospettive.
Contro tale norma si sono espressi anche molti Enti locali: Province, Comuni, associazioni di Comuni (ACIF) e ultimo in ordine di tempo il Comitato Provinciale INPS Verbano-Cusio-Ossola, hanno già approvato, predisposto, promosso mozioni ed ordini del giorno che chiedono al Governo nazionale la sospensione del provvedimento ed il rispetto dell’accordo fiscale convertito in legge nel luglio scorso.
A nostro avviso tale norma è stata adottata in violazione dell’accordo fiscale internazionale e del memorandum d’intesa con il Ministero dell’economia del 2020, tradotto in legge nel 2023 e, per tale ragione, abbiamo avviato una verifica che porterà ad una puntuale valutazione in ordine ai nostri dubbi di legittimità della norma.
Procederemo nei prossimi giorni ad inviare una richiesta di audizione presso gli assessorati e/o le commissioni consiliari competenti delle Regioni interessate di Piemonte, Lombardia, Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige al fine di condividere le nostre posizioni e preoccupazioni circa l’applicazione della nuova norma.
Auspicando, laddove condivise, nell’esercizio del proprio potere d’iniziativa presso le sedi competenti
Necessario inoltre condividere con la confederazione Elvetica urgentemente l’elenco dei Comuni di frontiera secondo quanto stabilito nell’accordo amichevole del 22 dicembre 2023 tra Italia e Svizzera per la determinazione dell’area dei 20 km dal confine, superando ogni interpretazione unilaterale dei Cantoni che alterano lo status di frontalieri, l’erogazione dei ristorni fiscali, le definizioni del recente nuovo accordo fiscale, le consuetudini determinate dal chiarimento della risoluzione 38/E del 2017 dell’Agenzia delle entrate. L’iniziativa unilaterale del Canton Ticino ha determinato una vera e propria alterazione nel sistema della ripartizione delle risorse agli enti locali, e della tassazione ai vecchi frontalieri in particolare nella provincia di Sondrio. Il Governo italiano, d’intesa con Berna, deve al più presto correggere tale errato orientamento.
Dopo la stagione positiva del rinnovo, all’unanimità delle forze politiche, sindacali ed egli Enti locali, dell’accordo fiscale sono molte le questioni aperte sul lavoro frontaliero che rischiano di compromettere il buon esito del lavoro fatto: la tassa sulla salute, l’elenco dei comuni di frontiera, l’assenza di soluzione sulla nuova Naspi, il mancato riconoscimento degli assegni familiari e la tematica della regolamentazione dello smart working sono argomenti che devono esseri riportati a sintesi comune condivisa all’interno del tavolo interministeriale che da troppo tempo abbiamo chiesto, inutilmente, di convocare.
Su questi temi e con questi obbiettivi proseguirà la mobilitazione delle OO.SS. a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici frontalieri.