Inflazione

Report OVeR 2024: ceto medio lombardo colpito dall'inflazione

Il 23 aprile a Milano l'Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza in Lombardia, OVeR, ha presentato la consueta indagine annuale

Report OVeR 2024: ceto medio lombardo colpito dall'inflazione
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E’ stato presentato a Milano il Report 2024 di OVeR – Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza, nato dall’alleanza tra le ACLI – Associazione Cristiana Lavoratori Italiani della Lombardia APS e gli enti di ricerca IRS - Istituto per la Ricerca Sociale e ARS - Associazione per la Ricerca Sociale e che si avvale del contributo del CAF ACLI Nazionale, della FAP ACLI Lombardia, oltre che del patrocinio di Fondazione Cariplo.

L’indagine è stata curata da Daniela Mesini e Giulia Assirelli di IRS – Istituto per la Ricerca Sociale. Alla presentazione hanno preso parte in rappresentanza di Acli Lombardia il Presidente Martino Troncatti e Giuseppe Imbrogno, coordinatore dell’Osservatorio. Sono intervenuti nel corso della mattinata: Mons. Maurizio Gervasoni, il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, la Portavoce del Forum Terzo Settore e Vicepresidenze di Fondazione Cariplo Valeria Negrini, il Segretario generale CISL Lombardia Ugo Duci, il Presidente di ARS – Associazione per la Ricerca Sociale Sergio Pasquinelli, i giornalisti Monica di Sisto (Fairwatch) e Cristiano Dell’Oste (Sole24ore), i referenti di Alleanza contro la Povertà Lombardia, Enaip Lombardia, Fondazione Eris, Gruppo Lombardo UCID, IREF ACLI.

Una situazione paradossale e preoccupante

Il rapporto ha messo in evidenza in particolare queste tre questioni: una generale (e per certi versi inattesa) diminuzione dei redditi dei cittadini lombardi nel triennio 2020-2022 (in particolare dal 2021 al 2022), anche in maniera differenziata sia per target che per distribuzione provinciale; un considerevole aumento della spesa sostenuta e dichiarata, soprattutto a causa dell’inflazione, che, se prevedibile, sorprende per le sue dimensioni; un generale aumento del rischio di vulnerabilità, con alcune tipologie sicuramente più colpite, come i lavoratori con figli under 14, derivante dal diverso impatto delle spese stesse sui singoli bilanci familiari.

“I dati 2024 di OVeR ci confermano anche per la Lombardia una situazione che ha del paradossale e del profondamente preoccupante: i desideri e gli obietti legittimi di realizzazione ed emancipazione, come comprare una casa o avere dei figli, prendersi cura di loro come dei propri genitori anziani, oggi queste e altre dimensioni centrali della vita rischiano di diventare, per molte cittadine e cittadini lombardi, impossibili da realizzare o, se realizzate, non elementi di forza, ma di fragilità, non occasioni di tutela e maggior sicurezza, ma di vulnerabilità. Fare i conti con questa situazione paradossale, accompagnare cittadini e famiglie nel ritrovare processi virtuosi di emancipazione, questo è il compito prioritario che ci dobbiamo assumere come comunità, nelle sue diverse forme istituzionali, del privato sociale, di cittadinanza.” Queste le parole di Martino Troncatti, Presidente delle ACLI lombarde, a conclusione dell’incontro.

Il Report OVeR 2024 nel dettaglio

L’edizione 2024 del Report dell’Osservatorio OVeR si concentra sull’evoluzione dei redditi e della capacità di spesa analizzando i dichiarativi fiscali di un panel di cittadini costituito da 307.277 persone, i “fedelissimi” di CAF ACLI che si sono ripresentati presso i Centri di Assistenza Fiscale lombardi nel triennio 2021-3. Il campione rappresenta, quindi, una porzione del ‘ceto medio lombardo, composto essenzialmente da lavoratori dipendenti e pensionati, con un reddito medio pro-capite di circa 26 mila euro, quindi in linea con i dati del MEF relativi alla totalità dei contribuenti lombardi (25.330 di reddito medio per il 2021).

Come si sono modificati questi redditi nel triennio e soprattutto come si è modificata la capacità di spesa dei contribuenti e delle loro famiglie alla luce dell’attuale congiuntura economica? Una prima considerazione è che nel triennio 2020-2022 i redditi dei cittadini lombardi sono diminuiti, ma in maniera differenziata sia per target che per distribuzione provinciale. A fronte infatti di un aumento complessivo del 1,9% del 2021 rispetto al 2020, anno della pandemia, i redditi (equivalenti a valori costanti) nel 2022 hanno registrato una diminuzione del 3,7% rispetto all’anno precedente, in gran parte imputabile all’effetto erosivo dell’aumento dei prezzi al consumo.

Tra i contribuenti più vulnerabili si confermano le donne, che dichiarano redditi significativamente più bassi degli uomini (€ 17.831 vs € 23.552), a riprova del noto gender gap, da cui evidentemente nemmeno la Lombardia è esente, e i contribuenti nati all’estero, con redditi dichiarati pari a circa il 60% di quelli dei nativi. In effetti sono proprio gli stranieri, ci ricorda ISTAT, i più colpiti dalla povertà, con un’incidenza di quasi cinque volte superiore a quella degli italiani (34% vs 7,4%).

Di contro l’età avanzata costituisce un fattore di resilienza o comunque protettivo, per lo meno per questa fascia intermedia della distribuzione dei redditi: gli anziani di 65-79 anni dichiarano, infatti, redditi nettamente più elevati (+31%), rispetto ai 30-45enni, e hanno avuto nel triennio osservato una contrazione decisamente contenuta. Guardando invece ii dati a livello territoriale, Milano e Lecco rappresentano le province più sperequate, cioè dove la divaricazione tra i redditi dei più ricchi e dei più poveri è più accentuata in tutti e tre gli anni considerati; a Sondrio, Lodi e Varese i redditi hanno subito una maggiore contrazione (-2.4%3 dal 2020 al 2022), mentre a Brescia i redditi hanno tenuto di più, riducendosi per meno di un punto percentuale nel triennio.

L'impatto dell'inflazione sulla spesa sostenuta e dichiarata dai lombardi

Un secondo ordine di considerazioni riguarda l’ambito delle spese portate in dichiarazione, con la possibilità di guardarne i cambiamenti in termini quantitativi e qualitativi. La forte accelerazione dell'inflazione registrata nell’ultimo biennio ha comportato, anche per i contribuenti lombardi, un considerevole aumento della spesa sostenuta e dichiarata. L’ammontare totale delle spese dichiarate mediante modello 730 passa infatti da circa 467 milioni di euro del 2021 (anno di imposta 2020) a quasi 575 milioni di euro nel 2023 (+23%). Il valore medio della spesa aumenta in maniera significativa con particolare riguardo alle spese sanitarie (+22% dal 2021 al 2023), trainate dall’aumento delle spese per visite specialistiche, alle spese per istruzione e sport (+12,5%) ed alle spese per erogazioni liberali (+12%). Seppure solo 2 su 10 contribuenti del nostro panel abbiano dichiarato spese per immobili, a differenza delle spese sanitarie sostenute da 8 contribuenti su 10, appare comunque rilevante considerarle, per l’incremento decisamente significativo registrato nel corso del triennio: gli interessi passivi sui mutui sono infatti cresciuti del 52%, passando da un importo medio (calcolato sui mutui di nuova stipula) di € 1315 nel 2020 a €1999 nel 2022, pari ad un aumento a contribuente di ben 684 euro. Milano (capoluogo), protagonista come noto, di un’impennata dei prezzi medi delle case, saliti di ben il 41% nell’ultimo settennio, è anche in testa alla classifica con spese per interessi passivi sui mutui decisamente più alte che nel resto della Lombardia e pari a 1.608 euro a contribuente nel 2020 e a 2.218 euro nel 2022.

L’incremento delle diverse voci di spesa dichiarata, abbinato ad una contrazione più o meno marcata dei redditi ci porta infine a una terza considerazione e cioè a registrare un diverso impatto delle spese stesse sui singoli bilanci familiari, con forti differenze in termini di peso sui vari quintili reddituali. Le spese sanitarie, ad esempio, registrano complessivamente un aumento del loro peso sui redditi dei contribuenti di circa il 2% nel triennio, ma incidono per il 18% sul reddito dei contribuenti del primo quintile (contribuenti più poveri), mentre il peso registrato nel quinto quintile (contribuenti più ricchi) è pari a poco meno del 5%. Questo impatto risulta particolarmente significativo con riferimento alle spese dentistiche e per le spese farmaceutiche. Ancora più significativo, seppur relativo ad una quota ridotta di contribuenti, l’incremento sui bilanci familiari del peso delle spese relative agli interessi sui mutui. Se l’aumento negli ultimi anni degli interessi sui mutui è una inevitabile conseguenza dell’aumento del costo del denaro, ad opera della BCE, per contrastare l’effetto dell’inflazione, certo è che questo meccanismo mette a dura prova la cosiddetta home affordability, cioè la sostenibilità delle spese abitative da parte dei cittadini. Con riferimento al nostro panel tale aumento è quantificabile nel 3,2%, passando da un’incidenza di tale voce di spesa sui redditi dal 9,9% del 2020 al 13,1% del 2022.

Report OVeR 2024: un identikit dei contribuenti

In questa edizione 2024, oltre ad aver analizzato il panel nel suo complesso, ci siamo concentrati sull’identikit dei contribuenti prevalenti dei CAF ACLI lombardi e cioè i pensionati, distinguendo tra più giovani e grandi anziani, e i lavoratori dipendenti o assimilati, a loro volta distinti in base alla presenza o meno di figli a carico. Dall’analisi dei suddetti profili emerge un quadro composito, contraddistinto da profonde differenze e specifici fattori di vulnerabilità e resilienza.

Da un lato, i pensionati, pari al 45% del campione, con un’età media di 76 anni, presentano una condizione non particolarmente critica, benché profili di vulnerabilità più marcati si riscontrino tra i grandi anziani, che registrano redditi inferiori e più instabili nel triennio. La maggiore voce di spesa è, prevedibilmente, quella sanitaria, il cui importo è aumentato del 20% tra il 2020 ed il 2022, arrivando a pesare addirittura per il 14% del reddito degli over80. A fronte di redditi non particolarmente elevati (20.000 euro) e di spese per la salute massicce, i pensionati possono però contare sulla casa di proprietà (80%) su cui quindi ormai non pende più un mutuo, mentre il 6% di loro dispone di immobili locati a terzi. Situazione più tutelata per i lavoratori senza figli a carico, pari al 26% del nostro panel. Caratterizzati da un’età decisamente più bassa (48 anni in media) e redditi più elevati (circa 25.000 euro all’anno), che sono peraltro leggermente aumentati nel triennio, nonostante l’impennata inflattiva, questi contribuenti sostengono un più ampio ventaglio di spese: quelle sanitarie sempre in testa, seguite dalle spese per immobili. Rispetto a questa tipologia, ‘solo’ il 60% ha una casa di proprietà, mentre è significativa la quota di contribuenti che tutela il proprio futuro investendo parte del reddito in coperture assicurative e forme previdenziali integrative.

Infine, i lavoratori con figli a carico minori di 14 anni, corrispondenti al 17% dei contribuenti, risultano la categoria più giovane (43 anni in media), ma sicuramente la più fragile, in linea con tutte le statistiche più recenti che individuano nelle famiglie con minori una delle tipologie familiari più a rischio di scivolamento in povertà, se non già in una situazione di povertà conclamata. Con un reddito equivalente medio di circa 13.500 euro annui, lavoratrice e lavoratori genitori hanno conosciuto un considerevole aumento nel triennio di diverse voci di spesa, sempre sanitarie (+25%), ma nel loro caso anche per l’istruzione (+30%). Anche in questa categoria la grande maggioranza dei contribuenti possiede la casa di abitazione, ma uno su due sta ancora pagando un mutuo, come abbiamo visto, un ulteriore significativo aggravio su un bilancio familiare già fragile.

In sintesi quindi anche il ceto medio lombardo è stato messo a dura prova dal considerevole aumento dell’inflazione: i redditi sono diminuiti nell’ultimo biennio e di conseguenza anche la capacità di spesa si è contratta, ma non per tutti allo stesso modo. Decisamente consistente sui bilanci familiari l’impatto delle spese sanitarie e relative agli interessi sui mutui, ma se i lavoratori senza figli a carico ed i pensionati hanno retto meglio il colpo per via di redditi più alti o perché più patrimonializzati, i lavoratori con figli a carico, specie se minori di 14 anni, sono risultati decisamente i più vulnerabili e a rischio di ulteriore scivolamento.

OVeR – Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza, in sintesi

OVeR – Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza si propone come dispositivo strutturale di raccolta e analisi sulla popolazione lombarda, un osservatorio-laboratorio capace di far tesoro dell’importante patrimonio informativo sviluppato dalle ACLI lombarde nelle attività associative e di servizio (in particolare Servizi fiscali e di Patronato) promosse nei confronti di migliaia di cittadini in Lombardia. L’Osservatorio si propone di costruire una visione d’insieme sulle diverse forme e dimensioni di vulnerabilità, ma anche di resilienza e resistenza, di cittadini e famiglie, come luogo di confronto ed elaborazione di politiche e interventi data-driven, aperto a istituzioni, soggetti del terzo settore, enti di ricerca, società civile.

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