Saloni di acconciatura ed estetica a rischio chiusura
In Valle 1300 addetti rischiano di restare senza lavoro.
Per i saloni di acconciatura e di estetica la fase di riapertura si allontana e bisognerà attendere il 3 giugno. Le dichiarazioni del Premier ieri sera, domenica 26 aprile 2020, in diretta infatti hanno pure suscitato non poca ilarità dal momento che l’apertura non potrà essere l'1 giugno (lunedì) e nemmeno il 2 giugno (festivo).
Acconciatura ed estetica, in provincia 1300 addetti
Gli operatori di questo settore sono stati i primi a comprendere, fin dagli inizi di marzo, la crucialità del loro lavoro e con responsabilità hanno ottemperato agli inviti delle autorità chiudendo i saloni spesso anche prima dell’introduzione dell’obbligo. Non stiamo parlando di un settore di nicchia o residuale o in via di estinzione. Il settore del benessere (acconciatori, barbieri, estetisti) ha un peso rilevante; in provincia di Sondrio e nel solo settore artigiano, sono almeno 450 le imprese interessate con circa 1300 addetti. Oggi il calendario della cosiddetta fase 2 impone a tutti loro un altro mese di chiusura forzata portando così a ben 3 mesi di blocco totale. Nei giorni scorsi a livello nazionale Confartigianato Benessere aveva avanzato al Governo una proposta seria, responsabile e completa con un “Decalogo di tutte le misure sanitarie e di sicurezza”. Una proposta disattesa. Per questo già questa mattina Confartigianato ha dichiarato “Incomprensibile e inaccettabile la decisione del Governo di rinviare a dopo l'1 giugno la riapertura. Con senso di responsabilità – prosegue la nota diffusa da Confartigianato – abbiamo elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia e sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per le nostre attività. Del resto, dopo l'1 giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio?”.
Servono contributi e lotta agli abusivi
Ma il quadro – se possibile – è ancora più grave. Il nodo cruciale infatti è che con le nuove regole (costi della sicurezza e distanziamento) i saloni non sono in grado di avere l’equilibrio economico e finanziario. Oggi appare più che mai indifferibile un sostegno diretto e forte alle imprese di questo settore da parte del Governo centrale e di quello Regionale. Il sostegno deve essere vigoroso con contributi a fondo perso oppure con interventi di natura fiscale netti e decisi. Non solo ma è venuto il momento anche per mettere mano alla disciplina del “lavoro a domicilio” per le imprese regolari, non è possibile che di fatto ciò sia “consentito” solo a chi opera in maniera abusiva. “Non è possibile pensare che i saloni possano farcela con due minimi crediti d’imposta (affitti e spese sanitarie) e con la miseria di due o tre indennità per i titolari - afferma il Presidente provinciale della Categoria, Johnny Oregioni - Qui c’è in gioco la sopravvivenza delle imprese; di questo passo molti operatori saranno costretti a chiudere definitivamente o a rifugiarsi nel pericoloso vicolo del lavoro in nero. Non dimentichiamo inoltre che in queste settimane di lockdown gli operatori in regola hanno fatto i conti anche con un dilagare del fenomeno dell’abusivismo creando ancora una volta le condizioni per una concorrenza sleale a danno della salute degli utenti".