"Siamo più 'verdi' di speranza ma tutti dobbiamo fare di più"
Intervista a Natale Castagna, presidente di Novatex Italia e partner della nostra iniziativa green fin dalla prima edizione
Un migliore approccio al mondo green deve renderci più verdi di speranza. Lancia un messaggio di ottimismo Natale Castagna, presidente di Novatex Italia, sottolineando che siamo sulla buona strada, ma c’è ancora molto da fare, anche se tutti siamo chiamati a dare il proprio contributo per migliorare il nostro mondo. Novatex - azienda leader nella produzione di reti per rotopresse destinate al mondo dell’agricoltura con sedi a Oggiono (Lecco) e Ferrandina (Matera) - fin dalla prima edizione sostiene i progetti dedicati all’ambiente del nostro gruppo editoriale Netweek e anche quest’anno con “Facciamo un orto... molto ORIGINALE” e “Facciamo fiorire la nostra scuola”.
Castagna: "Siamo più 'verdi' di speranza ma tutti dobbiamo fare di più"
Il messaggio del nostro progetto green è quindi ancora valido?
"L’iniziativa che ti spinge a fare l’orto in casa aiuta a far crescere una maggiore sensibilità verso la natura, a partire dai bambini che sollecitano i genitori e i nonni, coinvolgendo scuole e insegnanti. Seminiamo nella loro cultura una pianta che potrebbe crescere in futuro e contribuire a migliorare l’ambiente di tutti. E la scuola è un mondo molto ricettivo in questo. A mio parere bisogna guardare a quello che abbiamo fatto finora per capire come promuovere ancora di più questo messaggio. E’ molto importante avvicinare gli studenti alla natura: se vogliamo parlare di sostenibilità ecologica bisogna partire dal percorso educativo, così potremo raggiungere ottimi risultati. Fa piacere vedere che la platea dei sostenitori si allarga, coinvolgendo anche enti istituzionali come Regione Lombardia, ma dobbiamo fare di più e certamente non dobbiamo lasciare cadere nel vuoto il messaggio. La sostenibilità ambientale è diventata sempre più una necessità".
E’ importante partire dai più giovani ma riguarda tutti?
"L’attenzione alla natura deve diventare una priorità per tutti, a partire dalla scuola, ma non è un tema che va demandato solo ai ragazzi. Ognuno nel suo piccolo deve fare la sua parte. Non è un tema demandabile a nessuno, tutti noi siamo attori di quello che c’è, magari non riusciremo a migliorare nell’immediato, ma ci corre l’obbligo di lasciare alle prossime generazioni un pianeta migliore di quello che ci hanno consegnato".
Ma secondo lei è già cresciuta questa attenzione e consapevolezza?
"Secondo me, rispetto a qualche anno fa, c’è un sentiment più diffuso per quanto riguarda la tutela della natura. La gente comincia a comprendere che ognuno deve diventare attore e non spettatore su questo fronte. Una maggiore sensibilità da parte dei giovani, delle imprese e delle istituzioni c’è. Certamente le nuove generazioni sono più sensibili di quanto lo sono state quelle attuali, perché noi siamo concentrati sui processi produttivi, sulla crescita economica. Certamente non volevamo male all’ambiente, ma non siamo stati capaci di avvertire alcuni dei limiti della nostra crescita, non prevenendo potenziali effetti negativi che potevano impattare sulla sostenibilità. Per avere maggiore rispetto della natura, dovremmo fare tutti un passo indietro, a partire dalle piccole cose quotidiane. I cambiamenti climatici e queste temperature sono conseguenza di un nostro comportamento, anche se involontario".
Sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale?
"La situazione è abbastanza chiara a tutti, tutto il mondo sa benissimo che ci sono problematiche che non si possono cancellare. Ovviamente il lavoro deve continuare, non può e non si deve fermare, ma bisogna trovare quelle soluzioni compatibili che nel tempo permettono di migliorare l’ambiente. Probabilmente siamo un po’ in ritardo, quindi bisogna recuperare il tempo perso, perché le cose negative arrivano più velocemente, mentre quelle belle si costruiscono più lentamente. Oggi affrontare le necessità ambientali non è così facile. Il degrado che abbiamo davanti richiede anni per essere risolto, però dobbiamo iniziare a recuperare, con buona volontà. I nostri antenati erano meno comodi di noi, noi abbiamo tante comodità ma ne paghiamo il prezzo".
Dobbiamo in qualche modo recuperare le nostre tradizioni?
"Continuo a sostenere che parlare ancora di valori tradizionali significa ricordarsi del valore della natura. Durante il Covid abbiamo visto un aumento di coloro che si sono dedicati all’orto e al giardinaggio. Oggi si è un po’ perso questo effetto: una circostanza negativa che ci aveva riavvicinato alla natura, creato una passione, dovremmo essere capaci di appassionarci di nuovo. Però la pandemia ci ha costretto a riflettere imponendoci un sistema di vita diverso, con dei ritmi diversi, e da lì che dobbiamo ripartire. Non dobbiamo stravolgere la nostra vita, però serve recuperare le tradizioni e la nostra storia, sono temi che vanno affrontati: abbiamo paesi che si stanno spopolando, se non curi i territori in futuro curerai i problemi".
Voi siete molto attenti all’ambiente e lavorate con gli agricoltori. E usate soprattutto plastica...
"Noi lavoriamo nel mondo della plastica pertanto siamo sempre attenti e sensibili, per capire quale contributo siamo chiamati a fornire. Abbiamo iniziato a riciclare tutti gli scarti interni di produzione e adesso dovremmo occuparci del recupero dei prodotti consumati. Siamo ancora all’inizio di questo percorso: recuperare un prodotto consumato e farlo diventare un prodotto riciclato e riusato, magari non nel nostro processo produttivo, ma anche per altre lavorazioni deve essere un target obbligatorio. Ci sono problematiche tecniche che prima o poi saranno risolte. Oggi il tema più complicato è la raccolta, ma 10 anni fa pensavamo di fare una raccolta differenziata come quella che facciamo oggi? Ci vorrà del tempo ma sicuramente arriveremo a risultati positivi anche in questo ambito. Anziché condannare la plastica, che ricordo è stata una scoperta del mondo scientifico italiano, dovremo educarci al suo riuso. La plastica è usata in tanti campi - si pensi alla sanità - e non possiamo pensare di sostituirla completamente. Bisogna evitare che diventi un problema per l’ambiente; quindi, conta molto la sua gestione preventiva".
Anche voi fate un orto in casa, un orto aziendale: come procede la vostra esperienza?
"Il nostro orto aziendale funziona benissimo: la gente è contenta e ogni settimana mangiamo quello che raccogliamo. Il nostro orto svolge due funzioni: abbiamo “adottato” delle persone disabili che hanno trovato un’opportunità lavorativa in un ambiente naturale; e consumiamo i prodotti che questi ragazzi riescono a far crescere, un bel circolo virtuoso".