“Riaperture: sono necessarie regole specifiche per la montagna”
Uncem al fianco degli operatori di commercio, turismo e ristorazione che lavorano a quote alte.
"Differenziare le regole per le località di montagna è fondamentale per permettere a questi territori di ripartire davvero. Le riaperture stabilite dal Governo non faranno che mettere in difficoltà, nuovamente ed ulteriormente, le attività in quota, già fortemente penalizzate per le chiusure degli impianti sciistici durante la stagione invernale"
Uncem Lombardia, attraverso le parole del presidente, Tiziano Maffezzini (sindaco di Chiuro e presidente della Cm di Sondrio), prende le distanze dal nuovo provvedimento del governo che, ancora una volta, utilizza un metodo di misura uguale per tutta Italia, senza tener conto delle differenze evidenti tra città di grandi dimensioni e piccoli paesi di montagna.
Riaperture, la rabbia delle Comunità montane
Il rappresentante delle Comunità Montane lombarde, infatti, invita il governo ad adottare misure che siano coerenti con l’altimetria dei paesi. Gli abitanti dei paesi sotto i 5.000 abitanti (di cui la montagna è ricca) possono già contare su un piccolo accorgimento, che però è fondamentale: potersi spostare nei capoluoghi di riferimento liberamente. È giusto si valuti anche una differenza relativamente ai loro esercizi pubblici:
"I paesi di montagna, con i loro piccoli centri, difficilmente sono stati teatro di episodi di assembramento. Non solo: in un’ottica ancora più pratica, al di sopra dei 600 metri di quota il clima è ancora freddo. Non è possibile per gli esercizi pubblici offrire una cena all’aperto. In questo modo l’apertura si tramuta in una beffa. Perché il decreto si riveli davvero efficace per tutte le attività diventa fondamentale distinguere tra le zone. L’Italia è tra gli Stati europei con maggiore differenza di ambienti. Non è possibile non tenere conto di queste diversità, nella programmazione delle regole. Se non verrà tenuto conto delle diversità, allora dovranno essere previsti ulteriori indennizzi. Solo in questo modo la montagna non sarà, ancora una volta, penalizzata".
"Già persa la stagione invernale"
Maffezzini aggiunge:
"Gli esercizi commerciali di montagna hanno già perso completamente la stagione invernale, devono perciò essere messi in condizione di lavorare serenamente, con le stesse possibilità degli altri. Inoltre, per loro natura, gli spazi degli esercizi di montagna, sono spesso più piccoli, in linea con le dimensioni dei paesi in cui si trovano. È importante tenere conto di questo. Esercizi che, oltretutto, sono stati costretti a chiudere nonostante fossero stati obbligati a investire risorse al fine di rispettare distanze e garantire salubrità dei locali, questo significa dirgli che i soldi che hanno speso, già dalla scorsa estate, per adeguarsi alle misure sono stati ancora una volta inutili. Ora che la situazione epidemiologica sembra stia migliorando, è importante dare segnali coerenti con le richieste fatte in passato".